Massaggi hard nel centro benessere. Il verdetto a quasi 10 anni dalla denuncia: stangata alla maîtresse

Massaggi hard nel centro benessere. Il verdetto a quasi 10 anni dalla denuncia: stangata alla maîtresse
ANCONA I massaggi sul lettino potevano essere canonici oppure avere il “lieto fine”, pagando un sovrapprezzo compreso tra i 30 e i 50 euro. Il centro benessere si...

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ANCONA I massaggi sul lettino potevano essere canonici oppure avere il “lieto fine”, pagando un sovrapprezzo compreso tra i 30 e i 50 euro. Il centro benessere si trasformava così in un alcova del sesso con tanto di tariffario del piacere. I sigilli di sequestro per l’attività di via Buozzi erano arrivati nel giugno del 2014, dopo un’indagine portata avanti dai carabinieri delle Brecce Bianche. 

 
In due nel mirino


Erano stati denunciati in due: la maîtresse cinese che stava in cassa e suo marito. L’accusa: sfruttamento della prostituzione. Ieri mattina, la donna è stata condannata dal giudice Pietro Merletti a scontare quattro anni di reclusione. Per il marito si è già proceduto a parte. La sentenza è arrivata a quasi dieci anni dall’operazione dei militari perché la cinese, oggi 48enne, si era resa irreperibile. In pratica, il procedimento contro di lei è stato incardinato a partire dal 2019. Ed eccoci arrivati alla stangata di ieri, inflitta dopo aver ascoltato alcuni testimoni dell’accusa: ex clienti, quasi tutti di mezza età e anconetani, che nel 2014 avevano avuto a che fare con le operatrici del centro estetico, denominato “Angelo”. 


Proprio ieri, sono stati ascoltati dal giudice e hanno risposto alle domande del pm e del difensore dell’imputata, l’avvocato Marco Fanciulli. Un testimone si ricordava poco o nulla, un altro ha riferito di essersi recato al centro massaggi almeno «6 o 7 volte» e che c’erano «3 o 4 ragazze per i massaggi». Trattamenti, talvolta, osé: «Ti affondavano le mani nelle parti intime e ti masturbavano». Sul ruolo della 48enne cinese: «Lei era la maîtresse, stava in cassa e prendeva i soldi dei trattamenti».

Mezz’ora di messaggio con “lieto fine” costava 30 euro in più rispetto alla tariffa normale, 50 euro se si prolungava la prestazione. Stando a quanto riscontrato dalla procura, poi, c’erano i messaggi a quattro mani e le prestazioni nella vasca da bagno. Il capo d’imputazione ha riportato lo sfruttamento di una sola ragazza, anche se all’epoca i militari avevano riscontrato la presenza di più operatrici. 

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Corriere Adriatico