ANCONA - Non era solo una centrale dello spaccio, un tugurio fetido dove si preparavano e si consumavano droghe come fossero caramelle. Non era solo una topaia puzzolente dove il...
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Un vero e proprio deposito di merce la cui provenienza dovrà adesso essere accertata: era nascosto dietro una porta chiusa al piano terra dell’abitazione dove martedì i poliziotti hanno fatto irruzione. Tutto intorno disordine, sporcizia, degrado e resti di sostanze stupefacenti consumati durante una notte di festini a base di droga e sesso. Nell’abitazione a due piani, collegata internamente ma con due ingressi separati - ideali per la fuga - gli uomini del vice questore Carlo Pinto hanno trovato anche costose scarpe da calcetto, due bici rubate e una play station 4. All’interno dell’abitazione dieci persone: nove di nazionalità nigeriana (tra cui anche una donna) e la ragazza di 22 anni trovata nella camera di Isaac Adetifa Adejoju, il “Boss”. L’uomo, che ai poliziotti ha detto di non aver fatto nulla e che anzi gli agenti eranto entrati a casa sua rompendogli le scatole, non è in regola con il permesso di soggiorno ed è stato fermato per le accuse di violenza sessuale aggravata dalla minorata difesa e spaccio aggravato dall’averne ottenuto prestazioni sessuali. Gli agenti, convinti che lì dentro fosse stata organizzata una centrale dello spaccio, non si aspettavano un simile degrado e tantomeno trovare la giovane in uno stato di profonda prostrazione: era completamente stordita dalle droghe e distesa su un materasso seminuda.
La giovane, una volta portata via dall’abitazione per i controlli necessari al Salesi, ha raccontato tre mesi di incubo. Iniziando dalla chiamata fatta a casa, lunedì sera. «Ciao mamma, sono uscita dal lavoro. Stasera non torno, stai tranquilla. Ci vediamo domani». Una telefonata normale di una ragazza come tante altre che sta per trascorrere il lunedì sera con il fidanzato. Invece no. Lei il ragazzo ce l’aveva ma da tre mesi era considerata proprietà di Isaac Adetifa Adejoju, che le passava la droga per poi violentarla appena precipitava quasi nell’incoscienza. «L’ha fatto almeno 10-15 volte», ha raccontato tra le lacrime alle poliziotte della questura che si occupano di violenza di genere. «Però lunedì notte non è accaduto», avrebbe confessato la ragazza raccontando il festino a base di cocaina ed eroina che si è consumato prima del blitz della polizia.
Gli esami tossicologici
Gli esami tossicologici effettuati da una squadra di crisi al Salesi confermerebbero la presenza di un’ingente quantità di stupefacente nel sangue della 22enne: sottoposta al Codice rosa per le vittime della violenza la giovane ha poi fatto rientro nella casa familiare, senza raccontare nulla ai suoi. Pudore, vergogna ma anche tanto dolore l’ha spinta a non rivolgersi a un avvocato di fiducia e ad aspettare in silenzio l’esito delle indagini. La mente dei poliziotti è andata subito ai casi di Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi a Macerata probabilmente da un pusher, e di Desiree Mariottini, violentata e uccisa a Roma, in uno stabile occupato. Lei forse adesso, passato l’effetto della droga, inizia a rendersi conto del rischio che ha corso in tutti questi mesi anche se la ferita nell’anima continuerà a sanguinare ancora a lungo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico