Viveva troppo all'occidentale, presa a colpi di cacciavite dal marito: il tunisino condannato per tentato omicidio

Il tunisino è stato condannato a 7 anni e 8 mesi
ANCONA - Sette anni e otto mesi di reclusione per aver colpito violentemente la moglie alla schiena con un cacciavite al culmine di una lite domestica. È la condanna...

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ANCONA - Sette anni e otto mesi di reclusione per aver colpito violentemente la moglie alla schiena con un cacciavite al culmine di una lite domestica. È la condanna rifilata dal collegio penale a un tunisino di 58 anni, arrestato nel novembre del 2019 dai carabinieri dopo l’aggressione alla coniuge, avvenuta in un appartamento del Q2.

L’uomo, su cui pende la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima, doveva rispondere di tentato omicidio e maltrattamenti in famiglia.

 

Il primo reato è stato contestato dalla procura al termine di una perizia medico legale affidata al dottor Andrea Mancini: stando alla relazione, i quattro colpi di cacciavite (18 centimetri di lunghezza) inferti vicino al polmone potevano essere fatali alla donna che, dopo essere stata soccorsa dalla Croce Rossa, era stata trasferita d’urgenza al pronto soccorso di Torrette. La prognosi era stata di quaranta giorni. I maltrattamenti sono emersi dalle dichiarazioni rese dalla donna ai militari durante le prime battute dell’indagine coordinata dal pm Valentina Bavai.

Erano affiorati pregressi soprusi morali e fisici impartiti dall’imputato (di professione pescatore) alla moglie 45enne nell’arco di un matrimonio durato oltre vent’anni. Soprusi dettati anche dall’impostazione autoritaria dell’imputato che, secondo quanto emerso, non avrebbe visto di buon occhio la volontà della moglie di crearsi una propria indipendenza, cominciando – per esempio – a lavorare in una pizzeria. Modi di vivere ritenuti dall’uomo troppo all’occidentale.


La donna, nel corso del processo dove non si è costituita parte civile, ha anche ritrattato in parte le accuse mosse subito dopo l’aggressione. Un cambio di rotta che non ha però convinto il collegio, tanto da farlo propendere per la condanna. Anche la figlia maggiore della coppia, ascoltata in udienza, aveva ridimensionato le contestazioni al padre, parlando di una sorta di esagerazione delle parole accusatorie utilizzate dalla madre. Tutto materiale che servirà alla difesa, rappresentata dall’avvocato Paolo Sfrappini, per ricorrere in appello. Per quanto riguarda il tentato omicidio, l’aggressione era avvenuta tra le mura domestiche al culmine di un litigio. La donna era stata colpita al costato da un cacciavite.

Era stato l’imputato stesso a chiamare i soccorsi dicendo di avere ferito la moglie. Era stato arrestato e portato a Montacuto. Lei, in gravi condizioni, era finita a Torrette. Poi era stato aggiunto il reato di maltrattamenti. Per la procura, ci sarebbero state nel tempo plurime minacce («Uccido te, i nostri figli e poi mi ammazzo», «Ti taglio la testa») e aggressioni in un’occasione anche con un coltello e alla presenza dei figli minori.

 

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Corriere Adriatico