«Non faccio il tampone», condannato l’infermiere che aveva anche citato in giudizio l’ospedale

«Non faccio il tampone», condannato l’infermiere che aveva anche citato in giudizio l’ospedale
ANCONA  - Aveva citato in giudizio gli Ospedali Riuniti opponendosi a un ordine di servizio che imponeva lui e i colleghi di sottoporsi al tampone molecolare, come misura di...

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ANCONA  - Aveva citato in giudizio gli Ospedali Riuniti opponendosi a un ordine di servizio che imponeva lui e i colleghi di sottoporsi al tampone molecolare, come misura di prevenzione a seguito di un focolaio Covid scoppiato a gennaio nel reparto in cui lavora, quello di Gastroenterologia a Torrette. Ma il giudice del lavoro Andrea De Sabbata ieri ha respinto la domanda in cui l’infermiere-sindacalista chiedeva di vedersi riconosciuto il proprio diritto a rifiutarsi di effettuare il test e l’ha condannato a pagare 4mila euro di spese processuali. 

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La sentenza del Tribunale del lavoro di Ancona è destinata a fare giurisprudenza perché sancisce la preminenza della salute pubblica sul rifiuto individuale a sottoporsi a un tampone che, a differenza del vaccino, «non è un trattamento sanitario e non viene quindi in considerazione il diritto garantito dall’art. 32 della Costituzione» (per cui nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge), bensì è «un mero rilievo diagnostico, assimilabile tutt’al più ad una visita medica e, in tutta apparenza, privo di qualsiasi idoneità ad incidere sulla integrità fisica del lavoratore». Un test che, spiega il giudice, «può e deve essere imposto ai propri dipendenti dal datore di lavoro» per un principio generale sancito dal diritto del lavoro, ancor più in ambito sanitario e nell’attuale situazione di emergenza. 

Alla luce di queste considerazioni, il giudice del lavoro ha accolto le ragioni addotte dall’azienda Ospedali Riuniti, rappresentata dall’avvocato Daniele Silvetti, respingendo l’istanza di Enzo Palladino, infermiere della Gastroenterologia di Torrette e presidente del sindacato autonomo Laisa di Falconara, che su Facebook premette di «non essere un no-vax», ma invita le persone a non fare i tamponi o i vaccini «se non ve la sentite di farli». Proprio in base a questo principio, il 14 gennaio scorso aveva incardinato il ricorso contro l’ospedale, rifiutandosi di sottoporsi al tampone nonostante nel suo reparto fosse divampato un focolaio Covid. In tanto, a Torrette la prossima settimana partiranno le indagini sierologiche sui 3.300 dipendenti vaccinati (sempre su base volontaria) allo scopo di individuare il grado di copertura vaccinale della popolazione ospedaliera e la quantità di anticorpi sviluppati. 



E domani scatterà il V-Day: dalle 8 via ai vaccini (al ritmo di 45 all’ora) per gli over 80 nella tensostruttura del campo sportivo Paolinelli di via Schiavoni, alla Baraccola, dove oggi verrà completato l’allestimento delle 10 postazioni. Sono circa 14mila le prenotazioni già annotate, gli slot sono quasi tutti pieni fino al 13 marzo. La campagna di profilassi per circa 20mila anziani residenti ad Ancona e negli altri 15 Comuni del Distretto 7 dell’Av2 è stata prolungata fino al 20 aprile vista l’adesione che dovrebbe superare il 70% del target. 

 

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Corriere Adriatico