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ANCONA - «Il tema dei lavori nell’ala nuova interrotti non divenga un alibi per la città né per il territorio. La Mole non ha mai aspettato la fine dei lavori per essere un polo di livello nazionale come è diventato in questi anni. Non facciamola tornare ad essere una potenza, perché la Mole è un atto». L’assessore alla Cultura, Paolo Marasca, interviene sullo stato dell’arte e le prospettive del Lazzaretto incappato nel brusco stop del cantiere da 6,3 milioni per la ristrutturazione di due lati.
Il contratto
Il Comune infatti, preso atto dei gravissimi ritardi nell’esecuzione dell’appalto, ha rescisso il contratto in danno dell’impresa per grave inadempimento. Ma l’1 giugno il Tribunale di Treviso, a cui l’impresa di Bolzano a dicembre aveva presentato un’istanza di concordato “in bianco”, ha emesso «l’autorizzazione allo scioglimento del contratto di appalto». Con la Giunta che ha presentato immediatamente reclamo per evitare la beffa dopo il danno dei lavori interrotti.
«Certamente l’ala nuova della Mole, quella attualmente cantierata, è utile.
Le scelte
Marasca sottolinea inoltre come «nel 2016, quando abbiamo presentato una strategia per la Mole, abbiamo detto: la cultura, i giovani e la città non possono aspettare. Aspettare, sarebbe stata una scusa per non assumere decisioni sulla strategia da adottare. I lavori, sarebbero stati un alibi per non far crescere la città come riferimento culturale del territorio. Invece, abbiamo deciso di partire con una strategia precisa». E sul lavoro fatto Marasca ricorda di «aver previsto un polo culturale capace di occuparsi dei linguaggi del contemporaneo. Con la prima mostra nazionale, nel 2016, ottenemmo 750mila euro che ci permisero di guadagnare 1.300 spazi espositivi nuovi». Mentre «il piano di identità che abbiamo realizzato assieme all’agenzia Tonidigrigio ha vinto il premio come migliore comunicazione istituzionale dell’Associazione Italiana Agenzia di Pubblicità ed è andato in finale al Compasso d’Oro. Ma soprattutto - rivendica Marasca - abbiamo operato delle scelte: mantenere sempre alta la qualità dell’offerta culturale; coinvolgere i giovani nei progetti; sviluppare progetti sociali legati alla cultura; fare della Mole un grande luogo di incontro per il meglio dell’arte, della cultura e dello spettacolo in Italia. Oggi, la Mole è già una grande realtà e laboratorio che impegna 8 dipendenti a tempo indeterminato per la gestione delle sale e un team collegato ai festival e alle attività che coinvolge dieci persone a vario titolo, oltre al personale dell’assessorato e alla cooperativa MicaMole che è uno dei più bei progetti italiani sul sostegno ai bisogni educativi speciali».
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