Stop dei lavori alla Mole, Marasca: «Non deve essere un alibi, resta un polo di livello nazionale»

Stop dei lavori alla Mole, Marasca: «Non sia un alibi, resta un polo di livello nazionale»
Stop dei lavori alla Mole, Marasca: «Non sia un alibi, resta un polo di livello nazionale»
di Massimiliano Petrilli
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Sabato 11 Giugno 2022, 04:10

ANCONA - «Il tema dei lavori nell’ala nuova interrotti non divenga un alibi per la città né per il territorio. La Mole non ha mai aspettato la fine dei lavori per essere un polo di livello nazionale come è diventato in questi anni. Non facciamola tornare ad essere una potenza, perché la Mole è un atto». L’assessore alla Cultura, Paolo Marasca, interviene sullo stato dell’arte e le prospettive del Lazzaretto incappato nel brusco stop del cantiere da 6,3 milioni per la ristrutturazione di due lati.

Il contratto

Il Comune infatti, preso atto dei gravissimi ritardi nell’esecuzione dell’appalto, ha rescisso il contratto in danno dell’impresa per grave inadempimento.

Ma l’1 giugno il Tribunale di Treviso, a cui l’impresa di Bolzano a dicembre aveva presentato un’istanza di concordato “in bianco”, ha emesso «l’autorizzazione allo scioglimento del contratto di appalto». Con la Giunta che ha presentato immediatamente reclamo per evitare la beffa dopo il danno dei lavori interrotti.


«Certamente l’ala nuova della Mole, quella attualmente cantierata, è utile. In quello spazio, sono previste attività di laboratorio, di formazione e produzione, e una sezione dedicata allo spettacolo. Ma per fortuna non siamo rimasti mai con le mani in mano ad aspettarne la conclusione. La nuova Mole è già presente, e quegli spazi, di cui i nostri Lavori Pubblici si stanno occupando al meglio, andranno ad implementare una funzione già ampiamente operativa e riconosciuta a livello nazionale». Inoltre con il Piano per la Rigenerazione Urbana da 2,9 milioni «abbiamo programmato interventi decisivi nella sezione della Mole già operativa, per aumentare la possibilità di ospitare attività culturali del territorio, ospitalità, residenze e produzioni, e di migliorare i servizi alle persone e l’accessibilità. L’esperienza di questi anni, l’aumento del pubblico, degli artisti, degli organizzatori, hanno permesso una pianificazione a vantaggio di tutte e di tutti e anche la possibilità di mettersi al servizio di un territorio regionale che ha grande bisogno nel campo del contemporaneo e con particolare riferimento alle giovani generazioni. Di lavori, quindi, ne abbiamo eccome».

Le scelte

Marasca sottolinea inoltre come «nel 2016, quando abbiamo presentato una strategia per la Mole, abbiamo detto: la cultura, i giovani e la città non possono aspettare. Aspettare, sarebbe stata una scusa per non assumere decisioni sulla strategia da adottare. I lavori, sarebbero stati un alibi per non far crescere la città come riferimento culturale del territorio. Invece, abbiamo deciso di partire con una strategia precisa». E sul lavoro fatto Marasca ricorda di «aver previsto un polo culturale capace di occuparsi dei linguaggi del contemporaneo. Con la prima mostra nazionale, nel 2016, ottenemmo 750mila euro che ci permisero di guadagnare 1.300 spazi espositivi nuovi». Mentre «il piano di identità che abbiamo realizzato assieme all’agenzia Tonidigrigio ha vinto il premio come migliore comunicazione istituzionale dell’Associazione Italiana Agenzia di Pubblicità ed è andato in finale al Compasso d’Oro. Ma soprattutto - rivendica Marasca - abbiamo operato delle scelte: mantenere sempre alta la qualità dell’offerta culturale; coinvolgere i giovani nei progetti; sviluppare progetti sociali legati alla cultura; fare della Mole un grande luogo di incontro per il meglio dell’arte, della cultura e dello spettacolo in Italia. Oggi, la Mole è già una grande realtà e laboratorio che impegna 8 dipendenti a tempo indeterminato per la gestione delle sale e un team collegato ai festival e alle attività che coinvolge dieci persone a vario titolo, oltre al personale dell’assessorato e alla cooperativa MicaMole che è uno dei più bei progetti italiani sul sostegno ai bisogni educativi speciali».

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