ANCONA - Un guasto? Un sovraccarico elettrico? Un impianto difettoso? Tutto può essere. Il problema è che i vigili del fuoco non hanno rilevato nulla di tutto...
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L’indagine, condotta a 360 gradi, ora punta tutto sull’analisi di celle telefoniche e filmati. Dopo quelle già in possesso del ristorante Giacchetti, del Plaza in piazzetta e di abitazioni private, sono state acquisite le immagini riprese da altre telecamere della zona: verranno scandagliate ore e ore di registrazioni perché buona parte della baia è finita sotto l’occhio elettronico delle spycam e, adesso, sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori, alla ricerca di movimenti sospetti. Minacce? Intimidazioni? «Mai ricevute» ha garantito il titolare, Paolo Bonetti, a chi l’ha interrogato. Per questo non c’è un’ipotesi che prevalga sull’altra. Ma intanto dalle indagini è emerso che l’inferno si sarebbe scatenato molto prima della segnalazione di un grossista di passaggio, arrivata alle 6,30 del mattino, ipotesi sostenuta anche dai vigili del fuoco perché un danno del genere non avviene certo in poco tempo, sebbene lo chalet, perfettamente a norma, fosse costruito in legno e non fosse dotato di impianto antincendio perché la legge non lo prevede per strutture così piccole. I carabinieri hanno la ragionevole certezza che il rogo si è innescato attorno alla mezzanotte, se non prima. Ma nessuno se n’è accorto: gli altri locali, infatti, avevano già chiuso e i vicini, a causa del maltempo, avevano lasciato Portonovo per tornarsene a casa. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico