«Dammi subito i soldi o ti ammazzo». A processo il terrore dei ragazzini

«Dammi subito i soldi o ti ammazzo». A processo il terrore dei ragazzini
ANCONA -  A giudizio senza passare per l’udienza preliminare. A soli quattro mesi dall’arresto, si ritroverà davanti al giudice Francesca De Palma come...

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ANCONA -  A giudizio senza passare per l’udienza preliminare. A soli quattro mesi dall’arresto, si ritroverà davanti al giudice Francesca De Palma come imputato il 20enne di origine rom accusato dalla procura di essere stato uno dei componenti della baby gang che per oltre un anno avrebbe terrorizzato un gruppo di ragazzini minorenni, alcuni dei quali gravati da deficit psichici.

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Il procuratore aggiunto Valentina D’Agostino ha chiesto per il 20enne il giudizio immediato. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Francesco Linguiti, ha deciso di procedere con l’abbreviato, per cui – in caso di condanna – è previsto uno sconto di pena. Udienza il 5 novembre. Le vittime degli episodi contestati potrebbero costituirsi parte civile. Un ragazzino è assistito dall’avvocato Laura Versace, un altro dal legale Arianna Benni. Il 20enne, che in un primo momento era stato portato in carcere, è attualmente ai domiciliari.

 

I suoi presunti complici, cinque ragazzi minorenni e un neo maggiorenne, sono stati arrestati una settimana fa dalla Squadra Mobile dopo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip minorile. Gli interrogatori di garanzia si sono conclusi mercoledì: qualcuno si è avvalso della facoltà di non rispondere, qualcun altro ha cercato di chiarire la propria posizione. Per quanto riguarda il procedimento al tribunale di corso Mazzini, le accuse spaziano da stalking in concorso, a lesioni personali, passando per violenza privata, minacce ed estorsione (un solo episodio riferibile alla richiesta di 20 euro). Tutti reati collocati dagli investigatori in un arco di tempo compreso tra giugno 2018 e luglio 2020. Stando alla procura, il 20enne se la sarebbe presa con almeno quattro ragazzini. In che modo? Secondo gli investigatori della Mobile, con reiterate richieste di denaro o sigarette, botte e minacce del tipo: «Ti ammazziamo e ti mettiamo dentro quei sacchi», «non parlare con i tuoi genitori, possiedo coltelli e pistole, quindi ci metto un attimo ad ammazzarti. Non ho paura dei tuoi genitori, anzi se vengono a sapere quello che facciamo, ammazziamo anche loro», «sappi che farai una brutta fine», «ti spacco di botte e ti mando in coma». Nell’imputazione c’è anche l’episodio di piazza Malatesta, dicembre 2019, dove un 15enne sarebbe stato accerchiato, picchiato e insultato dalla gang.

 

La vittima avrebbe subito anche degli sputi e sarebbe stato filmato nel corso delle angherie da una ragazza della gang. Per i soprusi subiti, il 15enne per un periodo aveva deciso di non andare a scuola, data la possibilità di incontrare l’imputato all’uscita o all’interno (stando al gip «entrava senza permesso»). Un 16enne, in più occasioni, sarebbe stato aggredito a calci e pugni, preso per il collo e minacciato a piazza d’Armi: «Questa è zona mia, sono tanti anni che comando io, tu devi sparire». L’episodio risale al dicembre 2019: in quell’occasione sarebbe stata anche insultata e inseguita la mamma del 16enne: «Non scappare, vieni qui, ti facciamo vedere noi di cosa siamo capaci, fai venire tuo marito che lo lasciamo per terra, nostro padre è il più forte». 

 

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Corriere Adriatico