Baby gang tradita dai social network In posa su Facebook nei luoghi dei raid

Baby gang tradita dai social network In posa su Facebook nei luoghi dei raid
ANCONA - L’irresistibile smania di un selfie da postare su Facebook costerà una denuncia per danneggiamento aggravato a un gruppo di adolescenti, tutti tra i 15 e i...

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ANCONA - L’irresistibile smania di un selfie da postare su Facebook costerà una denuncia per danneggiamento aggravato a un gruppo di adolescenti, tutti tra i 15 e i 16 anni, sospettati di essere gli autori dei raid compiuti a Portonovo tra il 14 maggio e il 15 giugno. I detective della Squadra mobile, guidati dal dottor Carlo Pinto, li hanno individuati anche piantonando le piazze virtuali più frequentate dai ragazzi d’oggi, quelle dei social network. Coincidenze sospette Navigando tra i profili di Facebook e Instagram i poliziotti hanno scoperto che poco prima degli atti vandalici che hanno messo a soqquadro l’edificio ex Mutilatini la notte del 15 giugno (dopo aver acceso un incendio all’esterno il 14 maggio) e i bagni del parcheggio Lago Grande (il 14 giugno) un gruppetto di amici, guarda caso, era sempre lì nei paraggi.


Certo non sono stati così imprudenti da postare immagini del rogo o dei locali danneggiati, ma è bastata la loro presenza nei luoghi visitati dai vandali, documentata dai selfie, per insospettire gli investigatori della Sezione reati contro il patrimonio della Mobile. I riscontri sulle celle telefoniche agganciate dai loro telefonini hanno confermato che i sospettati - sei in tutto, ma la posizione di due potrebbe essere marginale - erano proprio a Portonovo in date e orari compatibili con i raid vandalici. Poi mettici qualche commento imprudente nelle chat dei ragazzi, intercettato dai poliziotti, e l’interrogatorio di un testimone che ha visto da vicino l’azione dei teppisti. I dettagli dell’indagine saranno illustrati oggi, ma da quello che s’intuisce già ora la Mobile avrebbe prove a sufficienza per chiudere l’indagine sui raid di Portonovo. I ragazzini sospettati, tutti italiani, maschi, di famiglie benestanti con una solida fama conquistata nel mondo delle professioni, non sono conosciuti certo come bulli o sbandati. Il filo conduttore è forse quello della noia e dell’assoluta mancanza di rispetto per i beni pubblici, che li ha portati persino ad appiccare un incendio che poteva propagarsi in pieno parco del Conero. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico