«Ha fatto sballare i conti dell’Inrca». Maxi condanna per Banca Marche

«Ha fatto sballare i conti dell’Inrca». Maxi condanna per Banca Marche
ANCONA Conti sballati e somme non riscosse: Banca Marche dovrà versare nelle casse dell’Inrca 405mila euro. La cifra, corrispondente al danno subito...

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ANCONA Conti sballati e somme non riscosse: Banca Marche dovrà versare nelle casse dell’Inrca 405mila euro. La cifra, corrispondente al danno subito dall’ospedale geriatrico, è stata stabilita dalla Corte dei Conti, che ha preso in esame l’esercizio finanziario 2013 dell’Inrca, emettendo poi la sentenza di condanna nei confronti del vecchio istituto di credito, in risoluzione e rappresentato dal commissario liquidatore pro-tempore.

 

I rapporti

Ma qual è il legame tra Banca Marche e l’Inrca? All’epoca dei fatti, la prima svolgeva la funzione di tesoriere dell’azienda ospedaliera. In sostanza, faceva l’agente contabile, annotando tutte le voci - entrate, uscite, investimenti, patrimoni - da inserire nell’esercizio finanziario. Il bilancio finito nel mirino della magistratura contabile è quello relativo al 2013, 11 anni fa, quando ormai erano emerse in maniera palese le perdite insanabili collezionate dall’istituto di credito, tanto da portarlo al commissariamento e poi allo stato d’insolvenza. Nonché al processo per la bancarotta, con la condanna in primo grado di sei imputati, tra il vecchio management della banca e quello della controllata Medioleasing.

Gli illeciti

Per quanto riguarda l’aspetto contabile, la procura ha indagato sulla relazione presentata da Banca Marche all’Inrca nel febbraio del 2014. Ebbene, per la Corte dei Conti quel documento sarebbe irregolare, in quanto avrebbe determinato una spesa ingiustificata a carico dell’ente sanitario regionale del valore di poco superiore ai 400mila euro. Prendendo, per esempio in esame, le analisi dei tassi d’interesse, si legge nella sentenza, «Banca delle Marche s.p.a, operando quale "agente contabile di fatto", ha applicato condizioni economiche, unilateralmente da esso stabilite, comportanti di interessi passivi assai maggiorati rispetto a quanto precedentemente pattuito». Per il collegio, l’applicazione unilaterale dei tassi d’interesse maggiorati sarebbe stata «lesiva dei fondamentali principi di autonomia negoziale delle parti, di buona fede e di correttezza nei rapporti contrattuali». Tutto questo avrebbe portato a «un incremento di spesa a carico del bilancio dell’Inrca per circa 400mila euro». I giudici fanno riferimento anche «il mancato introito di somme spettanti a titolo di sponsorizzazioni».

Il nodo

Ma all’Inrca arriveranno mai quei soldi? Assai improbabile. Il commissario liquidatore, con una nota inviata alla Corte dei Conti, ha fatto sapere che «in considerazione dell’assoluta assenza di qualsiasi patrimonio o anche di liquidità, d’accordo con la Banca d’Italia, non è stato fatto lo stato passivo e, per la totale assenza di risorse liquide, non è mai stato aperto un conto corrente bancario».

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Corriere Adriatico