Torrette, il Covid fa crollare gli interventi: ma l'ospedale regionale è terzo in Italia per operazioni di bypass

Il Covid ha comportato una diminuzione degli interventi all'ospedale di Torrette
ANCONA - Gli Ospedali Riuniti di Ancona tra le prime 5 strutture in Italia per numero di interventi chirurgici di bypass aortocoronarico. È quanto emerge dal Programma...

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ANCONA - Gli Ospedali Riuniti di Ancona tra le prime 5 strutture in Italia per numero di interventi chirurgici di bypass aortocoronarico. È quanto emerge dal Programma Nazionale esiti 2019, con cui è stato recentemente aggiornato il portale di public reporting sanitario www.doveecomemicuro.it. Nel portale si spiega che tra i parametri da valutare al momento di scegliere la struttura dove sottoporsi a un intervento di bypass aortocoronarico o di angioplastica coronarica ci sono l’alto volume di attività, la bassa mortalità a 30 giorni dall’intervento, il rispetto delle soglie ministeriali.

 

 

E gli Ospedali Riuniti di Ancona non soltanto sono al terzo posto, dietro il Policlinico Gemelli di Roma e gli Ospedali Riuniti San Giovanni di Dio e Ruggi di Salerno, per numero di interventi di bypass aortocoronarico (302) effettuati nel 2018, ma mantengono anche una bassa mortalità (la soglia è dell’1,5%) che si attesta all’1,16%, contro l’1,19% del Gemelli e l’1,09% del San Giovanni di Dio e Ruggi. Tutto ciò nonostante delle procedure di bypass aortocoronarico isolato, in Italia, ci si avvalga sempre di meno, con gli interventi che sono scesi dai 14.939 del 2012 ai 13.248 nel 2018. «Questa riduzione si deve in parte all’aumento d’interventi di bypass non isolati, eseguiti in combinazione con altri interventi vascolari, e in parte all’incremento delle procedure di angioplastica coronarica per il trattamento della coronaropatia ischemica», spiegano gli autori del report PNE 2019. Tuttavia, come spiega il direttore della Cardiochirurgia degli Ospedali Riuniti di Ancona, Marco Di Eusanio «il bypass aortocoronarico resta uno degli interventi più eseguiti in cardiochirurgia. Rispetto all’angioplastica coronarica, nei pazienti con severa e diffusa coronaropatia, diabete mellito, ridotta funzione contrattile del cuore e in presenza di complicanze come la restenosi intrastent, , è associato a migliori risultati in termini di sopravvivenza e a un minor rischio di successivi eventi cardiaci e re-interventi». Per il 2020 è stato osservato come nel corso della prima ondata di Covid 19 il ricorso all’angioplastica e al bypass sia calato in modo significativo in tutta Italia, specialmente nei territori più colpiti, dove la riduzione è stata anche del 40%.



«A diminuire – osserva Gian Piero Perna, direttore del reparto di Cardiologia degli Ospedali Riuniti di Ancona - sono stati soprattutto gli interventi elettivi-programmabili. Ma è anche aumentato del 39% il tempo intercorso tra l’inizio dei sintomi e la riapertura della coronaria. Infatti, per paura di contrarre il virus, tanti cardiopatici hanno ritardato o rinunciato all’accesso in pronto soccorso, tanto che i ricoveri per infarto sono diminuiti del 60%. La raccomandazione a quanti in questa seconda ondata della pandemia si dovessero trovare in una situazione simile è di contattare immediatamente il 118».

 

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Corriere Adriatico