Gioca online migliaia di euro della Onlus: volontario 68enne condannato

Gioca online migliaia di euro della Onlus: volontario 68enne condannato
ANCONA - Circa 2.500 euro sottratti dalla carta di credito dell’associazione di volontariato per compiere operazioni a pagamento su Facebook. È questa l’accusa...

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ANCONA - Circa 2.500 euro sottratti dalla carta di credito dell’associazione di volontariato per compiere operazioni a pagamento su Facebook. È questa l’accusa che la procura muoveva nei confronti di un ex milite della Misericordia di Ancona, finito a processo per indebito utilizzo della carta di credito. L’uomo, 68 anni, ieri mattina è stato condannato dal giudice Luca Zampetti a scontare un anno di reclusione. La pena è stata sospesa.

 

L’imputato, difeso dall’avvocato Nicoletta Cardinali, dovrà anche risarcire la Misericordia, associazione costituitasi parte civile con il legale Davide Toccaceli. La somma del risarcimento dovrà essere quantificata in sede civile. 

La difesa 

Il 68enne ha sempre respinto le accuse, mosse dopo la denuncia sporta dal presidente dell’ente di volontariato, appena accortosi degli ammanchi del conto corrente. Il caso era stato seguito all’epoca dai militari della Guardia di Finanza che avevano ricostruito come i flussi di denaro in uscita fossero collegati all’indirizzo IP del 68enne, attivo dalla Misericordia tra il 2016 e il 2017 come volontario. In otto mesi sarebbero state eseguite online 241 operazioni per un costo totale di 2.543 euro, soldi presumibilmente utilizzati per accedere ai giochi del social. Durante la scorsa udienza, l’imputato aveva dato la sua versione dei fatti in aula, rispondendo alle domande del pm: «Mai fatto transazioni online con la carta prepagata dell’associazione – aveva detto l’imputato -. Non mi sarebbe mai venuto in mente di eseguire operazioni con una carta che veniva sempre controllata». 


Veniva utilizzata, per esempio, per i rifornimenti di carburante dei mezzi dell’associazione e per sostenere altre spese. «Suppongo – aveva detto il 68enne - di poter essere stato vittima di un hacker o di phishing: il mio account Facebook era sempre aperto, tutti potevano entrare ma non ho mai fatto spese. Inoltre – aveva continuato – avevo dei soldi da parte, se avessi voluto compiere delle operazioni sul web, avrei pagato di tasca mia senza problemi». L’IP associato ai pagamenti, secondo i riscontri della procura, era riconducibile all’utenza telefonica del 68enne e alla linea della sua abitazione. Stando alle indagini difensive, Facebook avrebbe rilevato 86 operazioni di pagamento per un totale di 900 euro. Una cifra minore rispetto a quella contestata dalla procura e riferibile all’accesso ai giochi a pagamento di Facebook, come, per esempio, Candy Crash Saga. Le motivazioni si potranno leggere tra sessanta giorni. Dopodiché, la difesa valuterà il ricorso in appello.

 

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Corriere Adriatico