Accusata di stalking per aver tormentato l'impresario funebre: «Si appostava in chiesa e m i seguiva al camposanto»

Accusata di stalking per aver tormentato l'impresario funebre: «Si appostava in chiesa e m i seguiva al camposanto»
ANCONA Un’infatuazione che l’avrebbe portata a perseguitare il titolare dell’agenzia funebre a cui si era rivolta per un servizio: chiamate continue,...

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ANCONA Un’infatuazione che l’avrebbe portata a perseguitare il titolare dell’agenzia funebre a cui si era rivolta per un servizio: chiamate continue, appostamenti sul luogo di lavoro e persino pedinamenti fino al cimitero e in chiesa alle funzioni dei defunti. A volte, per non farsi riconoscere avrebbe anche indossato delle parrucche

 

La denuncia

C’è tutto questo nel fascicolo che ha portato un’osimana di 45 anni a processo con l’accusa di stalking, dopo la denuncia sporta dal titolare di un’impresa funeraria della Valmusone, un uomo di mezza età. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2019 e il 2020, a Osimo. L’imputata, difesa dagli avvocati Eleonora Sciapichetti e Giovanna Matteucci del foro di Macerata, ha pendente il divieto di avvicinamento alla vittima, parte civile con il legale Federica Sorrentino. Ieri mattina, è toccato all’imprenditore ripercorrere gli episodi classificati dalla procura come atti persecutori. Tutto sarebbe iniziato da una semplice conoscenza professionale: lei si era rivolta a lui per organizzare il funerale di un familiare. Chiuso il capitolo servizio funebre, sarebbe partito il pressing forsennato, fatto di chiamate e piazzate in agenzia dove la 45enne avrebbe provato a sedurre l’imprenditore: «Stiamo insieme, dai, vengo in ufficio quando sei solo»; «Se ti concedi poi ti lascio perdere» il tenore delle frasi riportate dalla parte civile. 
«L’ho sempre rifiutata – ha detto lui – diceva che se mi fossi concesso mi avrebbe lasciato perdere». In un’occasione tra i due ci sarebbe stato un avvicinamento intimo. Ciò non avrebbe comunque impedito alla donna, stando a quanto denunciato, di continuare le molestie. «La trovavo ovunque. Mi seguiva anche quando lavoravo e conducevo il carro funebre. Nei servizi funerari, lei c’era sempre. All’uscita da un cimitero, mi ha anche rivolto dei gestacci. A volte si camuffava con delle parrucche».
A giugno del 2020, l’imprenditore aveva trovato la cassetta delle lettere e il marciapiede davanti all’attività della moglie con scritte offensive. Altri insulti («porco», «stupratore») sono stati lasciati al cimitero osimano, a pochi passi dalla tomba del suocero della vittima. A testimoniare, anche un dipendente dell’imprenditore: «Quella ragazza – ha detto riferendosi all’imputato – era un martello pneumatico. Certe cose si sono viste solo nei film. Non seguiva solo il mio titolare, ma anche tutti noi, per sapere se lui ci fosse. Me la ritrovavo al lavaggio dove portavo il carro funebre, alle messe a anche al parcheggio dei fiorai del cimitero di Osimo. Un giorno (maggio 2020, ndr) andando al cimitero con due persone, è spuntata lei e si è messa ad urlare: «sei un porco, sei uno stupratore». 

La contro-denuncia

Frasi rivolte alla persona offesa, che sarebbe stata denunciata dall’imputata per violenza sessuale. Sul banco dei testimoni il custode del cimitero osimano: «Per un periodo – ha ricordato – l’ho vista con l’auto nei pressi del cimitero. Mi ha avvicinato almeno un paio di volte, chiedendomi se sapevo gli orari del titolare dell’agenzia. Diceva che voleva incontrarlo, che le piaceva». In un’occasione, la vittima sarebbe stata seguita fino al parcheggio di un marmista. Dopo un battibecco con lui, sarebbe salita in auto per andare via. Non prima, questo ha detto il marmista, «di aver mostrato fuori dal finestrino un martello». Il processo proseguirà il 28 aprile con altri testimoni. 

 

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Corriere Adriatico