Due giovani islamici bloccati: la rotta del terrorismo passa per il porto dorico

Due giovani islamici bloccati: la rotta del terrorismo passa per il porto dorico
ANCONA - Hanno cercato di imbarcarsi al porto di Ancona per raggiungere le coste elleniche e poi la Turchia, pronti ad unirsi ad un gruppo di militanti legati all’Isis. A...

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ANCONA - Hanno cercato di imbarcarsi al porto di Ancona per raggiungere le coste elleniche e poi la Turchia, pronti ad unirsi ad un gruppo di militanti legati all’Isis. A fermarli è stato un susseguirsi di imprevisti: lo sciopero di alcuni traghetti diretti in Grecia e i controlli operati della polizia. È da quel viaggio interrotto nel capoluogo dorico lo scorso 4 dicembre che si sono separate le strade di due membri di una cellula salafita operante a Berlino e connessa ad Anis Amri, l’attentatore dei mercatini natalizi della capitale tedesca.


Un mese dopo il passaggio ad Ancona e le indagini avviate dalla Digos di Brindisi, Lutumba Nkanga congolese 27enne, è stato arrestato con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Espulso dall’Italia, invece, il 22enne marocchino Soufiane Amri. Entrambi i provvedimenti sono stati resi noti solamente ieri. Tutto è partito con una serie di approfondimenti derivati dall’attacco di Berlino. Gli agenti hanno ricostruito passo passo i legami tra il killer ed eventuali contatti all’interno del mondo jihadista, scoprendo un gruppo di matrice terroristica composto da 11 persone, tra cui i due stranieri passati per il porto dorico. Da quanto emerso, i due stranieri, partendo dalla Germania, sono entrati in Italia il 2 dicembre, facendo prima tappa a Roma e poi, il 4, ad Ancona. L’intenzione sarebbe stata quella di arrivare a Patrasso e poi di approdare in Turchia. Ma al porto sono stati fermati dallo sciopero dei traghetti.


E così, hanno dovuto soggiornare una notte in un hotel nella zona della stazione. Qui hanno ricevuto la visita della polizia che ha sottoposto i due ad accurati controlli. Sono emerse una serie di irregolarità nei documenti. Il congolese è stato spedito nel Cie di Restinco, mentre per il marocchino è scattata l’espulsione dall’Italia e, successivamente, l’arresto in Germania durante un’operazione antiterrorismo. Con l’arrivo dell’africano nella struttura e l’attentato a Berlino, gli investigatori hanno messo insieme le tessere del puzzle, ricostruendo i rapporti tra Amri e la cellula berlinese. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico