Ancona, piazza Cavour trasformata in un hotel per clochard: dormono sulle panchine, siepi usate come bagni

Ancona, piazza Cavour trasformata in un hotel per clochard: dormono sulle panchine, siepi usate come bagni
ANCONA Gli “invisibili”, quelli che la società non aiuta perché preferisce voltarsi dall’altra parte o spostarli da un punto all’altro come...

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ANCONA Gli “invisibili”, quelli che la società non aiuta perché preferisce voltarsi dall’altra parte o spostarli da un punto all’altro come pedine di un gioco dell’oca impazzito, sono in realtà visibilissimi. La realtà è uno schiaffo in faccia a chi la sera - non a notte fonda, ma già alle 22 - passeggia in centro e inciampa nell’emergenza: sacchi a pelo, bottiglie di birra, buste di plastica piene di vestiti e viveri. Gli homeless bivaccano sulle panchine di piazza Cavour e il ronfo è attutito dall’acciottolio di piatti e bicchieri dei baretti dove (ignari?) clienti addentano un hamburger, sorseggiano un drink. 

 


L’accampamento

 

La vita scorre, mentre loro, i fantasmi che si fa finta di non vedere, sonnecchiano distesi ai piedi delle palme. La centralissima piazza Cavour, simbolo della città, è trasmutata in una cartolina del degrado. Un camping a cielo aperto. Qui vive un mondo sommerso, fatto di povertà, di disperazione, di gente che non ha niente, se non una coperta e qualche straccio, ed è costretta a vivere per strada, sotto lo sguardo indifferente di chi guarda e passa. 

Chi sono 

Sono in tre, i clochard accampati ai piedi della statua del Conte. All’apparenza stranieri, forse stanziali, forse di passaggio: non è dato saperlo, finché non verranno identificati. Ad un certo punto uno di loro si sveglia e, colto da un bisogno impellente, si alza e si avvicina alla siepe per orinare. Poi torna ad appisolarsi sulla “sua” panchina, nascosto sotto un plaid, circondato da una sfilza di birre. La notte trascorrerà così, nell’imperturbabilità di una città che si sta riempendo di senzatetto. Un’invasione silenziosa, che peraltro colpisce i luoghi iconici: una volta c’era l’ex stazione marittima - blindata con inferriate e paratie dalla questura e dall’autorità portuale -, ma poi il dormitorio si è trasferito al Passetto, con una pletora di migranti pakistani e bengalesi ammassati ai piedi dell’ascensore e sui lettini dello stabilimento balneare, quindi in piazza Cavour, nuova meta della disperazione. Per non parlare di corso Garibaldi o del Viale della Vittoria: lo struscio è diventato uno slalom tra i mendicanti. Una piaga sociale, che però mina anche l’immagine di una città alla ricerca di rilancio e che non può permettersi di trasformarsi in un grand hotel del degrado. 

I rimedi

La soluzione non sta nelle prove di forza. Non basta allontanarli perché, tempo un’ora, i disperati tornano al punto di partenza. Ne è prova il Passetto, dove i blitz anti-bivacchi non hanno prodotto risultati efficaci e comunque non sono stati sufficienti per debellare il problema. Manca tutto il resto, è saltato completamente il sistema dell’accoglienza. Che fine ha fatto il welfare? Davvero gli alloggi sono tutti pieni? Possibile che i servizi sociali di un capoluogo di regione non siano in grado di farsi carico di un’emergenza sempre più diffusa?  La giunta Silvetti ha fatto del decoro il suo cavallo di battaglia in campagna elettorale. È arrivato il momento di affrontare la situazione di petto, tendere una mano ai clochard e trovare un rimedio al fenomeno degli accampamenti che spuntano come funghi lungo la passeggiata da mare a mare. 

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Corriere Adriatico