Ancona, perseguita e minaccia l’ex compagna: «Sei da lapidare». Stalker condannato

Ancona, perseguita e minaccia l’ex compagna: «Sei da lapidare». Stalker condannato
ANCONA Insultata, minacciata, picchiata e perseguitata. Stando all’imputazione della procura, avrebbe vissuto l’inferno una 45enne dopo la fine della relazione con il...

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ANCONA Insultata, minacciata, picchiata e perseguitata. Stando all’imputazione della procura, avrebbe vissuto l’inferno una 45enne dopo la fine della relazione con il compagno, nonché padre di suo figlio. Ieri pomeriggio l’uomo, un 48enne pugliese, è stato condannato dal giudice Pietro Merletti a scontare due anni e due mesi di reclusione. Doveva rispondere di stalking e lesioni personali perché, in un’occasione, aveva spedito la donna all’ospedale con contusioni multiple all’apice di un litigio scattato in casa. Lei era stata presa a schiaffi e spintonata contro i mobili dell’abitazione.

 


I fatti

Gli episodi finiti sotto la lente del tribunale dorico risalgono al 2017, tra Fabriano e una città fuori dalla Marche dove i due avevano convissuto per un breve periodo. Secondo quanto emerso nel corso del dibattimento, la situazione familiare sarebbe precipitata con la gravidanza della donna. Appena saputo della gestazione - dice la procura - lui l’avrebbe aggredita con ferocia, tirandole i capelli e colpendola alla testa. Avrebbe anche svegliato la madre di lei nel cuore della notte, telefonandole e dando della poco di buono alla 45enne. 

Il pressing

Con la nascita del figlio, l’imputato avrebbe iniziato a perseguitare la donna. In un’occasione, lui l’avrebbe tempestata di chiamate e messaggi per rovinarle la serata con le amiche. Sarebbero anche volati insulti e minacce: «Devi ucciderti». Al rientro a casa, la mattina successiva, il 48enne sarebbe passato alle vie di fatto, aggredendo fisicamente la vittima. Lei, nella denuncia, ha sostenuto in quell’episodio di essere stata spintonata contro il mobilio di casa e di essere stata schiaffeggiata con forza. Lei era dovuta ricorrere alle cure del pronto soccorso, da cui era stata dimessa con una prognosi di cinque giorni. È scattata poi la denuncia alle forze dell’ordine, perché l’uomo non avrebbe smesso di tormentarla con minacce e insulti di ogni genere, arrivando a dirle: «Sei una donna da lapidare»; «pidocchiosa». E ancora: «Fai schifo, ti devono sputare addosso, ti picchierei ad ogni tua bugia». 

La difesa

L’imputato, difeso dall’avvocato Antonella Andreoli, ha sempre rigettato le contestazioni mosse dalla procura. Ci sarebbero stati dei litigi, delle incomprensioni in ambito familiare, ma mai degli episodi di violenza. Nonostante questo, valutate anche le parole dei testimoni, il giudice ha condannato il pugliese e due anni e due mesi di reclusione. Probabile il ricorso in appello. 

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Corriere Adriatico