Ancona, la patente è scaduta ma si scaglia contro la poliziotta: «Sono un avvocato, le faccio vedere io». E finisce a processo

Ancona, la patente è scaduta ma inveisce contro la poliziotta: «Sono un avvocato, le faccio vedere io». E finisce a processo
ANCONA - Si è messo in viaggio da Benevento insieme a due colleghi per raggiungere il carcere di Montacuto, dove avrebbe dovuto partecipare all’interrogatorio di un...

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ANCONA - Si è messo in viaggio da Benevento insieme a due colleghi per raggiungere il carcere di Montacuto, dove avrebbe dovuto partecipare all’interrogatorio di un suo assistito, arrestato il giorno prima in un blitz antimafia. Arrivato quasi a destinazione, è incappato in un posto di controllo delle Volanti lungo la Statale, nel territorio di Osimo. Qui, l’amara sorpresa: stava guidando con la patente scaduta da 3 mesi e senza libretto di circolazione. 

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«Sono un avvocato, le faccio vedere io»

Prima avrebbe cercato di dissuadere la poliziotta dal multarlo ma poi, intuito che il verbale era ineluttabile, si sarebbe rivolto a lei con tono a dir poco inelegante: «Sono un avvocato, le faccio vedere io: ci ritroveremo in tribunale». Frase che è suonata come un’intimidazione, al punto che il 55enne, penalista e assessore comunale di Benevento, è finito a processo per minacce a pubblico ufficiale. Nell’udienza di oggi (9 maggio) ha chiesto scusa all’ispettrice di polizia per il comportamento tenuto durante il controllo avvenuto il 30 luglio 2018. «Avevo fretta di raggiungere Montacuto - ha raccontato al giudice -, ero atteso all’interrogatorio, stavano per sostituirmi. Ero stressato, pregavo perché mi multassero il prima possibile e mi lasciassero andare». Ma quando la poliziotta gli ritirò la patente e l’avvertì che non si sarebbe potuto mettere alla guida, l’avvocato (assistito dal collega Vincenzo Sguera, anche lui consigliere comunale a Benevento ma suo avversario politico) perse le staffe. «Non mi faccia ridere: prendo e vado, saranno cavoli miei se qualcuno mi ferma, conosco pure un ispettore di Ancona», le avrebbe detto. Oggi l’imputato ha spiegato che quelle non erano minacce, ma un tentativo di far capire all’agente che tutti lo conoscono, anche ad Ancona, in quanto avvocato stimato, per 2 anni sotto scorta perché minacciato dalla camorra. «Sono una persona per bene, chiedo perdono alla polizia e allo Stato». L’ispettrice ha accettato le scuse, suggellate da una stretta di mano in aula, e ha chiesto che venissero messe a verbale. La sentenza è attesa per il prossimo 12 settembre.

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Corriere Adriatico