La parrocchia fa causa al Comune: «Noi esclusi dai fondi per i lavori»

Ricorso al Tar della Santo Stefano di Montesicuro: «Nel bilancio snobbati gli edifici di culto»

La parrocchia fa causa al Comune: «Noi esclusi dai fondi per i lavori»
ANCONA Non ci sono i fondi da destinare alle opere di urbanizzazione a favore degli edifici di culto della chiesa cattolica: una parrocchia cita a giudizio il Comune. La causa...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

ANCONA Non ci sono i fondi da destinare alle opere di urbanizzazione a favore degli edifici di culto della chiesa cattolica: una parrocchia cita a giudizio il Comune. La causa è stata incardinata davanti al tribunale amministrativo dalla parrocchia Santo Stefano di Montesicuro, che si è affidata agli avvocati Laura e Maurizio Discepolo, appellandosi alla legge regionale che disciplina il fondo per le opere di urbanizzazione da destinare alle chiese e agli edifici religiosi. Tale fondo, ha puntualizzato la parrocchia, sarebbe stato ignorato anche dal bilancio di previsione 2022-2024 redatto dalla precedente amministrazione.

 

La vicenda

Le prime istanze di chiarimento sono partite dalla parrocchia, un tempo coordinata da don Luca Bottegoni, nell’ottobre del 2022, quando era stato chiesto al Comune di partecipare alla ripartizione del fondo. I soldi sarebbero serviti alla struttura di Montesicuro per il restauro architettonico del tetto, della volta e della facciata principale che erano stati fortemente ammalorati dall’usura del tempo. Sono seguite nel corso del 2023 altre sollecitazioni da parte delle parrocchia, rimaste però senza risposta.

Di qui, la decisione di procedere per vie legali e di sottoporre il Comune all’applicazione delle legge regionale a seguito della richiesta che era stata presentata dal legale rappresentante dell’ente ricorrente. Stando alla legge, c’è l’obbligo di «destinare annualmente, prioritariamente a tutte le altre opere di urbanizzazione, una quota non superiore al 30% dei proventi derivanti alle opere di urbanizzazione secondaria alla categoria di opere concernenti la Chiesa e gli altri edifici religiosi. La quota effettiva da determinarsi all'interno del limite massimo del 30% viene annualmente stabilita da ogni comune in base alle necessità oggettive di esecuzione delle opere». Per accedere al fondo, va presentata la domanda al sindaco del Comune entro il 31 ottobre di ogni anno. È poi nel bilancio che viene inserito il programma delle opere beneficiarie degli stanziamenti. Ebbene, stando alla parrocchia, tale programma non sarebbe mai stato predisposto.

La diatriba

Stando alle rimostranze del Comune, quella legge regionale citata dalla parrocchia non sarebbe più vincolante. Lo stesso consiglio comunale, nel 2021 e nell’ambito dell’approvazione del bilancio di previsione pluriennale 2022-2024, aveva deliberato la mancanza di impegni di spesa per le opere di urbanizzazione degli edifici di culto e in virtù della natura non più vincolante della legge regionale. Per la chiesa ricorrente, invece, tale legge sarebbe tuttora applicabile.

Le udienze

Una prima udienza si è svolta al Tar lo scorso novembre, a seguito della quale i legali della parrocchia hanno depositato i motivi aggiunti del ricorso, impugnando anche il bilancio di previsione pluriennale. I giudici sono chiamati a risolvere al diatriba nell’udienza che si terrà il 4 dicembre del 2024.

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico