Si fa accompagnare dai figli al pronto soccorso, all'infermiere rivela: «Respiro male, ho il Covid». Choc all'ospedale

Un paziente all'ospedale di Torrette
ANCONA - Positiva al Covid, invece di chiamare l’ambulanza si fa portare in ospedale dai due figli. Ennesimo episodio tutto da censurare al pronto soccorso...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

ANCONA - Positiva al Covid, invece di chiamare lambulanza si fa portare in ospedale dai due figli. Ennesimo episodio tutto da censurare al pronto soccorso dell’ospedale regionale di Torrette dove, sabato mattina, al triage si è presentata una donna di 45 anni accompagnata dai due figli. Alla richiesta da parte dell’infermiere di sapere per quale fosse il motivo del suo arrivo all’ospedale, la donna non ha esitato a raccontare di essere positiva al Covid e di essersi fatta accompagnare dai figli che erano con lei per un principio di difficoltà respiratoria. 

 


A questo punto all’infermiere del triage non è restato altro da fare che far entrare immediatamente la donna originaria dell’est Europa nell’area Covid, invitando i due figli ad andare a casa a mettersi in isolamento, ma sopratutto a sottoporsi a tampone onde evitare di contagiare, in caso di positività al virus, altre persone. Un comportamento da censurare che non ammette scusanti in tal senso: da oltre 18 mesi, cioè da quando è esplosa la pandemia, in Italia non si fa altro che ripetere che in caso di positività al Covid per recarsi in ospedale è necessario ricorrere al 118, proprio per garantire il trasporto del paziente al pronto soccorso in piena sicurezza, invitando i familiari a rimanere in casa per il periodo della quarantena.

Appelli che purtroppo cadono nel vuoto e allora, spesso per disinteresse o superficialità, si continua a mettere in pericolo la salute altrui. Casi come questi al pronto soccorso di Torrette sono all’ordine del giorno: basti pensare che la scorsa settimana un’intera famiglia originaria del Bangladesh, tutti contagiati dal virus, non hanno esitato a prendere l’autobus per recarsi all’ospedale.

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico