Ancona, le maratonete del sesso sadomaso e dieci clienti al giorno

Dall'inchiesta sulle Marche a luci rosse spuntano prestazioni no limits per evitare la punizione della banda
ANCONA - "Non le ho mai minacciate e né chiesto soldi per la loro attività. Stipulavo contratti di affitto regolari per conto dei proprietari. Le...

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ANCONA - "Non le ho mai minacciate e né chiesto soldi per la loro attività. Stipulavo contratti di affitto regolari per conto dei proprietari. Le aiutavo a trovare casa, le accompagnavo a fare shopping o le aiutavo nei lavori domestici, ma non ho mai preso soldi dalla loro attività di prostituzione".


Si è difeso così il 44enne accusato di essere il manager del sesso dagli investigatori che hanno stroncato un giro di prostituzione. Nei guai sono finiti alcuni pensionati, come un 75enne di Chiaravalle, un 74enne di Senigallia e una nonnina di 73 anni di Montemarciano che affittava alle prostitute due appartamenti: non solo non si curava delle lamentele dei vicini per i rumori molesti, ma quando è stata portata in Questura pretendeva che la polizia le pagasse il biglietto dell'autobus per tornare a casa.

Le squillo, secondo gli investigatori, dovevano pagare 50 euro al giorno per l'affitto (ben oltre i 600 mensili dichiarati) e i proprietari arrivavano a trattenere circa 1200 euro per ciascuna di loro. C'è chi si prostituiva fino a 10 volte al giorno, chiedendo dai 50 ai 100 euro a prestazione.

Alcune erano disposte al sadomaso pur di soddisfare i clienti di ogni fascia d'età e non incorrere nelle minacce che Paladini e altri "manager" (inclusi 3 albanesi e 5 romeni coinvolti nel filone curato dal Pm Laurino) le rivolgevano quando i loro introiti calavano. Per questo venivano trasferite da un appartamento all'altro ogni due settimane. Perché i clienti, si ascolta in un'intercettazione, "vogliono sempre carne fresca".  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico