ANCONA - Trent’anni di vessazioni, umiliazioni e botte. Sono gli episodi che hanno fatto finire per la seconda volta sul banco degli imputati un ex generale della Polizia...
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Lei, in un attimo di tregua, era riuscita a chiamare i carabinieri e far arrestare il marito. Ieri, al quinto piano del tribunale, si è aperto un altro procedimento. Maltrattamenti in famiglia e lesioni personali i reati contestati dalla procura. Accuse che sono conseguenza diretta di una serie di denunce sporte dalla donna negli ultimi anni. Assistita dai legali Myriam Fugaro e Claudia Vece, la vittima ha avuto ieri un faccia a faccia col suo presunto aguzzino, presente in aula e difeso dall’avvocato Gabriele Galeazzi. Davanti al giudice Paolo Giombetti, il dibattimento è entrato nel vivo. A testimoniare, sia la 63enne che il suo ex marito.
Lei, con difficoltà, ha ripercorso gli episodi di una vita coniugale costellata, secondo quanto riportato, da aggressioni fisiche e morali. Momenti di violenza degenerati in calci al costato, botte e umiliazioni. Un inferno culminato con l’arresto dello scorso anno che ha portato la vittima a rivolgersi all’associazione Donne e Giustizia. Sul banco dei testimoni anche i figli della coppia. Uno si è avvalso della facoltà di non rispondere, l’altro ha invece raccontato alcuni episodi e smentito altri. L’imputato ha sempre rigettato tutte le accuse. Tanti litigi sì, ma causati soprattutto dalla folle gelosia dell’ex moglie. Mai avrebbe sfiorato con un dito la donna. Sentenza il 14 marzo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico