Il gioco erotico in chat con la minore diventa un torbido ricatto: condannato

Il gioco erotico in chat con la minore diventa un torbido ricatto: condannato
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ANCONA - Era nato tutto con una conoscenza online, avvenuta tramite Facebook. All’epoca, sul finire del 2015, lei era minorenne. Lui aveva passato da poco i 18 anni. Una chat aveva tirato l’altra, facendo scattare un gioco erotico intrapreso da entrambi e basato sullo scambio reciproco di file che li ritraevano in atteggiamenti intimi. L’amicizia a luci rosse sarebbe durata poco più di un mese, poi la ragazzina (oggi maggiorenne) aveva deciso di interrompere quel rapporto morboso che si era creato nei meandri della rete. Con la negazione di inviare ulteriori file osè all’amico social, sarebbe scattato il ricatto. Per la procura, il giovane avrebbe indotto la minore a girare scene hot e a mandargli i file sotto la minaccia di diffondere in rete quelle foto a luci rosse che lei aveva prodotto nelle settimane precedenti.

  
Era stata la madre della vittima a scoprire il torbido ricatto in cui era finita la figlia. La denuncia ha portato il ragazzo (ora ha 21 anni) sotto processo per produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale aggravata. Quest’ultimo reato è stato ipotizzato anche di fronte all’assenza di un contatto diretto tra le parti. Ieri, è arrivata la condanna da parte del collegio penale presieduto dal giudice Carlo Masini: quattro anni, tre mesi e 17 mila euro di multa per entrambi i capi d’imputazione.
 
Il giovane, un turco che all’epoca dei fatti viveva a Chiaravalle, dovrà risarcire anche la vittima, parte civile al processo attraverso il legale Federica Battistoni. Il collegio ha quantificato una somma 20 mila euro. Cinque mila euro a ciascuno dei genitori della minore, anche loro costituiti come persone offese e assistite dall’avvocato Jacopo Saccomani. Le motivazioni della sentenza si potranno leggere entro novanta giorni. Il gioco erotico era iniziato nel dicembre 2015. I due, stando a quanto emerso, non si conoscevano. O almeno, non si erano mai visti di persona. Era stato Facebook a farli connettere. All’inizio, ci sarebbe stato uno scambio reciproco di foto a luci rosse inviate con il cellulare.
 

Dopo alcune settimane, la minorenne avrebbe palesato l’intenzione di smetterla con l’invio dei file. Avrebbe voluto dire la fine del rapporto virtuale con l’interlocutore social. Lui non l’avrebbe affatto presa bene, tanto – dice la pubblica accusa – da mettere in atto il ricatto: «Se non continui, giro sul web le tue foto». Presa dalla paura, la minore avrebbe eseguito gli ordini del ragazzo, arrivando a filmarsi durante la pratica di alcuni atti sessuali. Nel gennaio, la madre di lei aveva scoperto tutto. Vedendo dei cambiamenti d’umore nella figlia, le aveva preso il cellulare. Sfogliando i file multimediali si era resa conto del gioco a luci rosse in cui era rimasta intrappolata la minorenne. Immediata era scattata la denuncia alla Polizia Postale. Per gli agenti diretti dal vice questore Cinzia Grucci non era stato difficile risalire al presunto ricattatore. Prima del processo, la vittima è stata ascoltata dal gip durante un incidente probatorio. L’imputato, difeso dall’avvocato Jacopo Montanari, ha sempre respinto ogni accusa, sottolineando la consensualità dell’invio dei file finiti al vaglio della procura. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico