Ferrari e Jaguar estorte a imprenditori: condanna di 27 anni per la banda dei ricatti

Ferrari e Jaguar estorte a imprenditori: condanna di 27 anni per la banda dei ricatti
ANCONA  - Chi con un ruolo, chi con un altro, avrebbero tenuto in pugno due imprenditori umbri, tra richieste di denaro e la consegna di supercar: in quattro condannati per...

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ANCONA  - Chi con un ruolo, chi con un altro, avrebbero tenuto in pugno due imprenditori umbri, tra richieste di denaro e la consegna di supercar: in quattro condannati per estorsione in concorso. Pene complessive per 27 anni di reclusione quelle stabilite dal collegio penale al termine di un procedimento che prendeva in considerazione fatti avvenuti tra novembre e dicembre 2015, tra Falconara e l’Umbria. Le condanne più alte, 7 anni a testa, sono state inflitte a una falconarese di 53 anni e al suo compagno, 64enne napoletano residente nel capoluogo dorico.

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Sei anni e mezzo a coloro che, stando alla procura, avrebbero aiutato la coppia a ricattare i due imprenditori (padre e figlio di Gubbio). Si tratta di un anconetano di 38 anni, conoscente della falconarese, e di un veneto, anche lui 38enne. Tutti gli imputati (tranne l’anconetano) erano stati arrestati in flagranza durante la consegna di una tranche di denaro. In tutto, sarebbero stati spillati circa 7mila euro. Stando a quanto emerso in udienza, le estorsioni contestate sarebbero iniziate con la navigazione in cattive acque di una ditta edile, rilevata dalla 53enne agli imprenditori di Gubbio. Paventando un futuro fallimento, avrebbe richiesto alle vittime la somma di 30mila euro come una sorta di risarcimento per il cattivo affare che l’aveva portata ad essere amministratrice di fatto dell’azienda.


In questo contesto – ha sostenuto il pm Rosario Lioniello – con la complicità del compagno avrebbe iniziato a minacciare gli imprenditori. La prima tranche di denaro sarebbe stata elargita a Falconara, a casa dell’imputata, dove le vittime si erano recate per consegnare alcuni documenti aziendali. Stando all’accusa, tra le mura domestiche, padre e figlio sarebbero stati indotti a pagare 1.280 euro e a consegnare, come garanzia, una Bmw Serie 3. Inoltre, alle vittime (si sono costituite parte civile) sarebbe stata mostrata dagli altri imputati una mazza da baseball in ferro, facendo presente che se avessero consegnato 30mila euro non ci sarebbero state ripercussioni durante la procedura fallimentare della ditta.

A Gubbio gli imputati si sarebbero anche fatti consegnare una Jaguar e una Ferrari, in attesa del pagamento dei 30mila euro. Alle parti civili, rappresentate dall’avvocato Ubaldo Minelli, andrà un risarcimento complessivo da 80mila euro. Le difese ricorreranno in appello, avendo sempre rigettato le accuse e dando una versione diversa rispetto a quella raccontata dai due imprenditori: non ci sarebbe stata alcuna intimidazione, tantomeno la sussistenza dell’estorsione.

 

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Corriere Adriatico