ANCONA - Dal quartiere anconetano del Piano San Lazzaro a Falconara Marittima fino a Senigallia. Dietro l’apparenza di centri estetici cinesi specializzati in trattamenti...
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E il ricavato dell’attività a luci rosse, sempre per l’accusa, sarebbe stato gestito dai titolari che avrebbero ricevuto materialmente dai clienti anche il denaro per le prestazioni extra. Il 2 marzo 2015 la polizia fece irruzione nel centro ‘Fiori di Rosa’ in via Sanzio a Senigallia e vi appose i sigilli gialli del sequestro. Tra i vari centri massaggi dell’Anconetano finiti nel mirino, c’era il filo rosso di una gestione che gravitava intorno alle stesse persone. Prove di prostituzione, però, gli investigatori sono certi di averle trovate solo per il centro ‘estetico’ senigalliese nel quale sarebbero state sfruttate almeno cinque ragazze di origine cinese. Sulla carta avrebbero dovuto elargire solo massaggi rilassanti. In realtà sostengono gli inquirenti, i trattamenti estetici erano solo l’incipit per prestazioni sessuali consistite nella masturbazione dei clienti.
A tirare le fila di ‘Fiori di Rosa’, per l’accusa, sarebbe stato Wu Fangji, 38 anni, legale rappresentante e amministratore di fatto del centro massaggi. Accanto a lui, dice l’accusa, avrebbe avuto un ruolo nell’attività a luci rosse anche Anna Sarcona, 46 anni, estetista abilitata che, come dipendente e responsabile tecnico del centro estetico, avrebbe permesso allo stesso di avere una copertura ‘tecnica’. La sua consapevolezza circa l’attività illecita praticata nel centro sarebbe avvalorata da intercettazioni. Entrambi però respingono le accuse. La 46enne, difesa dall’avvocato Corrado Canafoglia, sostiene di non aver mai avuto consapevolezza che all’interno del centro massaggi le ragazze svolgessero attività ‘non ortodosse’ e di non averne in nessun modo agevolato né sfruttato la prostituzione. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico