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ANCONA - Stando alla procura, avevano architettato in simbiosi un piano per spartirsi il testamento di una facoltosa anziana, nascondendo il suo lascito e creandone due falsi. In ballo, circa un milione e mezzo di euro, tra proprietà e conti bancari. Il tentativo di raggiro, congegniato nel 2018, è sfociato nel procedimento penale che in parte si è concluso ieri mattina davanti al gup Francesca De Palma.
In tre sono finiti nel mirino della procura per occultamento di atti e falso: un lontano nipote dell’anziana, morta nel giugno del 2017 a 91 anni e due sue presunti complici, una 69enne e un 40enne, entrambi jesini.
La sentenza
Questi ultimi due hanno voluto procedere con riti alternativi.
Le indagini
Il documento avrebbe impedito al legittimo erede (il 76enne, appunto) di prendere possesso delle proprietà. Subito dopo l’arresto, la donna era tornata in libertà. Pian piano, è emersa una verità diversa. Stando alla procura, entrambi – con la complicità del 40enne, altro lontano parente dell’anziana – avrebbero tramato per spartirsi l’eredità in tre parti uguali. Nessuna estorsione, quanto – dice l’accusa – un tentativo mal riuscito per eludere le volontà finali della defunta: quelle di lasciare ogni bene all’ente della casa di riposo e non far arrivare nulla ai suoi lontani parenti.
Il vero testamento, nel corso delle indagini, è stato poi trovato dai militari. Nel procedimento in cui il 76enne dovrà anche difendersi dal reato di calunnia, la parte lesa (la sua ex presunta complice) si costituirà parte civile.
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Corriere Adriatico