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ANCONA Leggere e recensire il libro “Le mele del signor Peabody”, scritto dalla popstar Madonna e incentrato sul potere delle parole e su come sceglierle attentamente per non ferire nessuno. È la “punizione” a cui un tifoso dell’Ancona ha accettato di sottoporsi - insieme a 5 ore settimanali di volontariato in Croce Rossa, per 3 mesi - per redimersi dalle espressioni diffamatorie formulate sui social nei confronti di Stefano Marconi, ex presidente dell’Anconitana, ed evitare così il processo.
Il percorso
La messa alla prova, accettata dal tribunale, durerà 6 mesi. Il prossimo 30 settembre l’imputato - difeso dall’avvocato Sabrina Montali - verrà riconvocato per valutare se il piano messo a punto dall’Uepe (l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna) sarà stato rispettato, nel qual caso il reato di diffamazione aggravata verrà estinto.
Avrebbe gettato anche ombre sulla figura dell’ex patron biancorosso, intervenendo con un messaggio Whatsapp in una trasmissione sportiva radiofonica per criticare la linea editoriale e instillare il dubbio che «la proprietà non sia così limpida come ama affermare spesso», senza però fornire le relative prove, perché non esistono. Illazioni personali, dunque, per le quali Marconi - che ha portato la prima squadra cittadina dalla Seconda Categoria all’Eccellenza, prima della nascita dell’Ancona-Matelica, oggi Us Ancona - ha deciso di sporgere denuncia tramite il suo avvocato, Robert Egidi, e per le quali il tifoso è stato rinviato a giudizio. «Non posso accettare che mi venga dato del disonesto e di essere sottoposto a ripetute offese alla mia persona fino ad arrivare a mettere in dubbio la mia integrità morale», ha fatto presente l’imprenditore in sede di querela. «La mia professione impone il rispetto di una condotta estremamente trasparente, dato che con la mia azienda partecipa a numerose gare di appalto nazionali per la fornitura di dispositivi medici - ha aggiunto -. Qualsiasi ombra di discredito gratuito a mio carico costituisce una grave lesione della mia reputazione professionale». Per l’accusa, un danno anche d’immagine che, ora, l’imputato comprenderà meglio leggendo un libro di Madonna sull’arma della parola.
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