ANCONA - Prima le provocazioni e la ricerca di uno scontro fisico con un gruppetto di 15enni fermati lungo corso Garibaldi. Poi, dopo neanche due ore, le minacce e il pestaggio ai...
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La mamma karateka ferma i bulli: «Stavano picchiando mio figlio»
La gang è composta da almeno otto giovanissimi, tutti di età compresa tra i 14 e i 16 anni. Durante la festa per le vie del centro, i ragazzini terribili sarebbero continuamente andati a caccia di vittime con il solo scopo di attaccare briga, vantandosi poi sui social delle scorribande commesse. Dopo la zuffa sventata dalla mamma karateka di un 15enne, intervenuta appena in tempo per evitare che il figlio venisse colpito al volto da un bulletto, è emerso un nuovo episodio di violenza. Per protagonista avrebbe la stessa comitiva entrata in azione lungo corso Garibaldi. Questa volta, a farne le spese è stata un coppietta di 17enni agganciata al porto, tra il ristorante La Bitta e il palazzo dell’Authority.
È accaduto tutto attorno a mezzanotte, quando per lo scalo c’era un via vai continuo di persone. «Mia figlia stava passeggiando con il fidanzatino – racconta la mamma della minore (che preferisce rimanere anonima) – quando è stata fermata da un gruppo di ragazzi che non aveva mai visto prima, se non superficialmente. Hanno iniziato a dire “Mi hai guardato?”, “Ma cosa guardi?”». Futili motivi, proprio come avvenuto per il fatto di corso Garibaldi.
«Senza motivo – prosegue la mamma – sono stati strattonati, picchiati a terra e presi a calci. Mia figlia è intervenuta per difendere il fidanzato, ha preso le botte anche lei». Un branco intero – le vittime hanno conteggiato almeno otto aggressori - che si è accanito contro due persone solo per scatenare violenza gratuita. Il pestaggio è stato compiuto con calci e pugni, ripetuti anche quando i due 17enni erano a terra, inermi e con il solo pensiero di coprirsi il capo per non ricevere colpi fatali. Alla fine, il fight club dei baby bulli è terminato solo con l’intervento di alcuni passanti che, per fortuna, non sono rimasti a guardare. Il gruppetto di aggressori se ne è andato, non prima di aver lanciato frasi minacciose alle vittime: «Tanto vi veniamo a cercare», «Sappiamo dove trovarvi». La coppietta ha dovuto fare i conti con le ferite riportate, non di grave entità. Lui ha un ematoma alla tempia, graffi ed escoriazioni su tutto il corpo. Lei fatica a camminare per una botta al ginocchio, rimediata quando è caduta sull’asfalto. Non sono voluti andare al pronto soccorso di Torrette.
Hanno paura non solo per quanto accaduto al porto, ma per le minacce urlate dalla gang. Gli episodi avvenuti lungo il corso e nei pressi dell’Authority non sarebbero gli unici agguati messi in atto dal branco. Ci sarebbero state altre violenze disseminate nel corso della Notte Bianca, sempre con lo stesso modus operandi: i ragazzini si avvicinano a loro coetanei con la scusa di uno sguardo di troppo. Poi, sparano alcune provocazioni e, alla fine, senza un apparente motivo scatenano la loro rabbia ingiustificata fatta di spintoni e, nel peggiore dei casi, di calci e pugni. Un altro episodio si era verificato il 19 agosto, in centro. Una della combriccola di bulli aveva scagliato un pugno contro il volto di uno dei cinque 15enni fermati sabato lungo corso Garibaldi, all’altezza del negozio Bata. Alcuni genitori delle varie vittime della Notte Bianca sono riusciti a mettersi in contatto grazie social.
Attraverso il passaparola, hanno ricostruito i pezzi della serata di follia vissuta dalla gang. Qualche componente del branco sarebbe stato già identificato proprio grazie alle tracce lasciate sul web e sui profili social. Il gruppetto avrebbe segnato un autogol, immortalandosi con un selfie scattato sabato sera, con una didascalia dove si faceva riferimento ai graffi lasciati sul corpo di una giovane vittima. Materiale prezioso che, probabilmente, nelle prossime ore verrà consegnato agli agenti della questura dorica con la denuncia sporta dalle famiglie delle vittime. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico