Via Curtatone è un hotel per clochard, accampamenti choc sotto casa della gente. «Qui come alla stazione Termini»

L'accampamento in via Montebello
ANCONA - «Cosa vogliamo fare? Aspettiamo che questo quartiere diventi come la stazione Termini?». Federica non trattiene la rabbia: ha vissuto a Roma, sa cosa...

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ANCONA - «Cosa vogliamo fare? Aspettiamo che questo quartiere diventi come la stazione Termini?». Federica non trattiene la rabbia: ha vissuto a Roma, sa cosa significa la parola degrado. Ma mai avrebbe pensato di ritrovarselo sotto casa. L’altra notte il porticato di via Curtatone era invaso da clochard, almeno sette, tutti originari della Somalia.

 

Prima “vivevano” all’ex stazione marittima. Ma dopo che l’Autorità portuale ha ordinato lo sgombero e ha fatto ingabbiare la vecchia fermata ferroviaria del porto, il problema si è spostato in pieno centro perché il gruppo di homeless africani si è trasferito sotto casa della gente per accamparsi all’ombra del portico condominiale che si affaccia su via Montebello, davanti agli uffici abbandonati tre anni fa dal Cepu.  


«Sono uscita per andare in palestra e ho trovato tutta questa gente: ho avuto paura, sembrava un ricovero a cielo aperto - dice Beatrice, giovane studentessa -. Quando devo tornare a casa faccio un giro più lungo per evitare problemi: non sai mai come reagiscono. E poi fanno i bisogni in giro, si ubriacano: sinceramente, mi fa schifo passare qua sotto». 


Ieri mattina via Curtatone sembrava un centro d’accoglienza tra materassi, coperte, cuscini, scarpe, sacchi pieni di vestiti, cartoni utilizzati come giacigli improvvisati. A terra, scatolette di tonno, bottiglie, avanzi di cibo. Nell’aria, un fortissimo e insopportabile odore di pipì. Bivacchi ovunque, anche nei sottoscala, perfino in largo Donatori del Sangue, dove i clochard consumano un pranzo fugace. Qualcuno si è rifugiato pure nell’atrio del vicino ex multisala Goldoni, altro catafalco abbandonato, uno dei tanti palazzoni-fantasma collezionati da un centro che fatica a liberarsi dalla morsa del degrado. Alessandro Vento, portavoce della zona, ieri ha subito contattato il Comune per segnalare la presenza del fitto gruppo di clochard.

«Guardi com’è ridotto il quartiere, non è possibile continuare a convivere con questa situazione - protesta -. L’anno scorso c’era un clochard che faceva i bisogni in mezzo alla strada: è stato qui 6 mesi prima che venisse allontanato. Per non parlare dei ragazzini che si drogano e spacciano sotto le nostre finestre. Alle forze dell’ordine abbiamo segnalato spesso queste criticità, ma purtroppo il problema non è stato ancora risolto». Ricevuto l’Sos, il Comune si è mosso con l’assessore Stefano Foresi che è intervenuto per un sopralluogo insieme alla polizia locale. L’area è stata sgomberata, verrà ripulita da AnconAmbiente e sono stati attivati i servizi sociali. Ai clochard, dopo l’identificazione (5 hanno il permesso di soggiorno, due no) è stato ordinato di riprendersi le proprie cose e allontanarsi. Come i vigili hanno girato l’angolo, i 7 homeless, non sapendo dove andare, si sono piazzati in largo Donatori del Sangue a mangiare su un muretto. No, non è così che si può risolvere la piaga della disperazione.

 

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Corriere Adriatico