ANCONA - Si è aperta e chiusa in meno di un’ora la prima fase dell’udienza preliminare per il crollo del ponte dell’A14, avvenuto nel primo pomeriggio del...
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La prossima udienza è stata fissata il 4 marzo. Ce ne sarà un’altra il 23 aprile. Ad avanzare la richiesta di costituzione di parte civile sono stati Emil Oprea e l’associazione di consumatori Udicon. Il primo è l’operaio romeno che all’epoca del crollo stava lavorando su un ponteggio del cavalcavia per conto della Delabech Srl (ditta esecutrice dell’opera di innalzamento del ponte in subappalto a Pavimental Spa, società a sua volta controllata da Autostrade per l’Italia), caduto a terra dopo aver fatto un volo di circa 6 metri. Dal giorno dell’incidente non è più tornato al lavoro a causa dei traumi fisici. Era finito in ospedale assieme ad altri due colleghi.
Tutti e tre erano stati sentiti nel corso di un incidente probatorio dove avevano ricordato quanto accaduto il 9 marzo 2017, quando il ponte 167, tra i caselli di Ancona Sud e Loreto, era piombato sull’asfalto dove procedeva la Nissan Qashqai con a bordo i coniugi di Spinetoli. Gli eredi delle vittime sono state risarcite in sede civile. È per questo che non parteciperanno al processo. Sulle richieste di costituzione, il giudice deciderà nel corso della prossima udienza. Le difese hanno chiesto l’estromissione dal procedimento di Unicon. In aula, il pm Irene Bilotta ha anche fatto mettere agli atti dei documenti che riguardano l’inchiesta sul crollo del ponte Morandi di Genova. Conterrebbero delle analogie con i fatti che hanno riguardato il cedimento del ponte 167.
Come società indagate, oltre alla Delabech, Autostrade e Pavimental, c’è anche Spea, esecutrice della fase progettuale finalizzata a innalzare il ponte in vista dell’allargamento delle corsie dell’A14. Tra i 18 che rischiano di finire a processo ci sono progettisti, funzionari e dirigenti delle 4 società. A vario titolo ci sono reati come l’omicidio colposo, il crollo colposo e la violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico