ANCONA - Troppo tempo passato sui social network e la mancanza di un lavoro. Sarebbero stati questi i motivi che avrebbero spinto un filippino di 39 anni ad abusare...
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Dopo l’ultimo episodio di botte, la donna aveva deciso di denunciare tutto. Dalla querela è nato un procedimento penale per cui il filippino deve rispondere in tribunale di un tris di accuse: maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e violenza sessuale. Dopo la denuncia agli inquirenti, la donna pensava che l’incubo fosse finito. E invece, è arrivata un’altra tegola, da una situazione lavorativa molto precaria. Alla vittima, che per un periodo ha anche vissuto in diverse strutture protette sparse per tutte le Marche, è stata anche tolta la figlia. La piccola è stata data temporaneamente in affido a un’altra famiglia, almeno finché lo status economico della 38enne non si risollevi. Ieri, davanti al collegio penale, è stata proprio la donna – assistita dall’avvocato Nicola Cagia – a salire sul banco dei testimoni per raccontare gli abusi che la procura contesta all’ex marito, tornato nel frattempo nelle Filippine.
I maltrattamenti sarebbero iniziati subito dopo l’arrivo della donna in Italia, nell’autunno 2012, ovvero 5 anni dopo il trasferimento del 39enne ad Ancona, in un appartamento del Piano, con parte della sua famiglia. A innescare la miccia sarebbe stata un’immotivata gelosia provata dall’uomo. «Mi insultava – ha affermato la vittima – dicendomi che ero una poco di buono e che non facevo nulla per portare i soldi a casa». Le troppe ore passate su Facebook dalla donna sarebbero state interpretate dall’imputato come una perdita di tempo e motivo per non cercare lavoro e contribuire all’economia domestica. Oltre agli insulti, lui le avrebbe impedito di intrattenere rapporti con amici e conoscenti, privandola quindi della sua libertà. Ci sarebbero state poi le botte, molte delle quali, sostiene l’accusa, davanti agli occhi della loro bimba. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico