Ancona, carezze proibite alla paziente appena operata: infermiere condannato

Il tribunale di Ancona
ANCONA - Si sarebbe introdotto in camera della paziente con la scusa di stimolarle la minzione per aiutarla nel suo decorso post operatorio. Per la procura, i movimenti praticati...

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ANCONA - Si sarebbe introdotto in camera della paziente con la scusa di stimolarle la minzione per aiutarla nel suo decorso post operatorio. Per la procura, i movimenti praticati dall’infermiere nelle parti intime della ricoverata – una jesina di 30 anni – erano sfociati in atti sessuali. Abusi a cui la donna, stordita dall’anestesia e parzialmente sedata, non era riuscita a opporsi. Solo il giorno dopo aveva gridato aiuto. Ai parenti prima, agli investigatori della Squadra Mobile poi. Era il maggio di due anni fa. Il teatro della violenza, Villa Igea, la casa di cura che la paziente aveva scelto per sottoporsi a un intervento. Ieri mattina, l’infermiere – classe 1981 – è stato condannato dal gup Francesca De Palma a scontare quattro anni di reclusione. Il processo, dove è stata citata come responsabile civile anche Villa Igea, si è tenuto con il rito abbreviato.

  

 L’uomo doveva rispondere di violenza sessuale aggravata dalla minorata difesa della vittima, parte civile tramite gli avvocati Ennio Tomassoni e Daniele Discepolo. L’imputato, licenziato dalla casa di cura dopo la nascita del procedimento penale, era assistito dai legali Fernando Piazzolla ed Elisabetta Nicolini. Probabile che il verdetto di condanna venga impugnato per ricorrere in appello e smontare la decisione presa ieri dal giudice. Il risarcimento alla vittima verrà stabilito in sede civile. L’episodio finito in tribunale è avvenuto il 12 maggio 2017 quando la 30enne si era sottoposta a un’operazione chirurgica. Stando alla ricostruzione del pm Valentina Bavai, la violenza sarebbe stata consumata quando la paziente era tornata in camera da qualche ora. Ancora stordita dall’anestesia, avrebbe subito le molestie dell’infermiere mentre era a letto. Da quanto contestato, lui si era avvicinato dicendole di stimolare la minzione e per fare ciò avrebbe allungato in maniera morbosa le sue mani verso il ventre della donna. La procura sostiene che gli abusi erano stati praticati dall’uomo dopo aver fatto allontanare dalla stanza la parente di un’altra ricoverata ed essersi assicurato che quest’ultima dormisse. L’infermiere ha sempre respinto ogni contestazione sostenendo di non essere mai andato oltre il suo dovere professionale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico