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ANCONA - La firma c’è e segna l’inizio di un percorso lungo 4 anni che dovrà portare, da qui al 2026, al recupero di una fetta consistente del Cardeto. Altolà al degrado: finalmente il parco urbano più suggestivo del capoluogo potrà rinascere grazie al Protocollo d’intesa sottoscritto dall’Agenzia del Demanio e dal Comune di Ancona che prevede da un lato il trasloco dell’Archivio di Stato dall’attuale sede di via Maggini all’ex Caserma Stamura, dall’altro l’impegno a valorizzare e riqualificare anche gli altri 6 edifici che fanno parte del complesso dismesso, oltre al vecchio Faro che, si legge nell’atto di intesa, «è meta ambita da cittadini e turisti, insieme con il vicino punto panoramico che si apre sul Golfo e sulla Cattedrale di San Ciriaco».
La rinascita
Il Protocollo - battaglia vinta dal Corriere Adriatico che da anni denuncia lo stato d’abbandono del Cardeto - rappresenta l’inizio della resurrezione di un parco urbano che si estende per 35 ettari a picco sul mare, «è sede di numerosi edifici di proprietà dello Stato - evidenzia il documento - e presenta un notevole valore dal punto di vista storico, culturale, ambientale e paesaggistico», dunque meritevole di essere rilanciato «attraverso un complessivo piano di interventi di rigenerazione, riqualificazione e riuso».
Le opere
Il Protocollo prevede la realizzazione di un parcheggio interrato e di un più efficace sistema di accessibilità, anche pedonale, al parco. La nuova sede dell’Archivio di Stato, su una superficie di 4.580 mq, dovrà generare un effetto-domino, favorendo la riqualificazione degli altri 6 stabili abbandonati nel complesso dell’ex caserma, per i quali le parti si sono impegnate a stringere una collaborazione - e dunque a reperire opportuni fondi - per attivare servizi aggiuntivi come una biblioteca multimediale da 235 mq, un caffè letterario con terrazza panoramica, un servizio di bike sharing e spazi dedicati alle associazioni culturali e alla didattica dell’Università. Comune e Agenzia del Demanio hanno suggellato anche «l’opportunità e la necessità di raggiungere significativi obiettivi di valorizzazione del vecchio Faro».
Tutti sperano che sia la volta buona: fin qui è andato a vuoto ogni tentativo di dare un futuro al simbolo del parco, che qualcuno voleva trasformare in ristorante gourmet. Il cronoprogramma dell’intesa, che ha durata di 5 anni ma potrà essere prorogata, pone il traguardo finale nel dicembre 2026: dopo la fase di progettazione che richiederà 2 anni, i lavori dovrebbero cominciare nel 2025. Il prossimo step sarà la convocazione, entro fine mese, di un tavolo tecnico per tracciare la road map del futuro.
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Corriere Adriatico