Ancona, le carceri scoppiano. Lettera disperata di donne e madri dei detenuti: «Fuori i nostri uomini dell'incubo»

Il carcere di Montacuto
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ANCONA - «È da settimane che conviviamo con l’incubo del Coronavirus e sono settimane che invochiamo risposte, ma purtroppo puntualmente restiamo ignorate. Non chiediamo atti di clemenza ma che venga garantito ai detenuti il diritto alla salute così come lo sancisce la costituzione italiana». Sono alcuni stralci della lettera scritta da un gruppo di donne e madri che hanno figli e mariti relegati nel carcere di Barcaglione. La missiva è destinata idealmente al Tribunale di Sorveglianza, dove nelle ultime settimane sono arrivate decine di istanze di scarcerazione, formulate dai difensori dei detenuti, a favore – laddove la legge lo permette – di detenzioni domiciliari o affidamenti in prova. Due soluzioni che andrebbero ad incidere in maniera positiva sul sovraffollamento dei penitenziari anconetani (Barcaglione e Montacuto) e favorirebbero una migliore gestione dell’emergenza sanitaria. Non a caso, il procuratore generale della Corte di Cassazione, Giovanni Salvi, ha scritto in una nota inviata lo scorso primo aprile a tutti i pg delle Corti d’Appello italiane di «incentivare la decisione di misure alternative» al carcere. La maggior parte delle istanze prodotte dagli avvocati non avrebbero però avuto ancora risposta. Finora, ci sarebbero state pochissime scarcerazioni. Piccoli passi di fronte a un ammasso di istanze. A Barcaglione, addirittura, sono arrivati nei giorni scorsi dei detenuti trasferiti da Bologna, uno dei penitenziari colpiti dalle rivolte interne. Prima dei nuovi innesti, c’erano 104 persone su 100 posti disponibili (dati del Ministero della Giustizia aggiornati al 4 marzo 2020). A Montacuto ci sono 331 detenuti a fronte di 256 posti regolamentari. Il sovraffollamento, dunque, potrebbe diventare un problema esplosivo con l’emergenza Covid. Va detto che finora non sono emersi casi positivi. La paura, però, c’è. 
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Corriere Adriatico