Ancona, addio Luca morto a 38 anni in una carambola dopo un matrimonio

Luca Canonici
ANCONA - Luca Canonici tornava dal matrimonio di un collega di lavoro, prima di essere centrato da un’auto e poi investito da un Suv, sulla provinciale tra Castelferretti e...

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ANCONA - Luca Canonici tornava dal matrimonio di un collega di lavoro, prima di essere centrato da un’auto e poi investito da un Suv, sulla provinciale tra Castelferretti e Chiaravalle.




Stava raggiungendo gli amici allo stadio Dorico, che da ragazzo è stato la sua seconda casa. Qui era in programma la “Notte Dorica”, tradizionale passerella di presentazione delle associazioni sportive anconetane. Tra queste, anche la squadra di cricket che aveva contribuito a fondare nel 2004, con ragazzi di tutte le nazionalità, pakistani, cingalesi e anche australiani. In questo progetto era riuscito a fondere la passione per lo sport alla sua vocazione umanitaria.



E’ sempre stato un tifoso sfegatato dell’Ancona, uno degli ultras più rappresentativi all’epoca del Collettivo.



Sempre presente in curva nord, era uno di quelli che, megafono alla bocca, intonava i cori e incitava i tifosi, in casa e in trasferta. Un lutto che, dunque, ha colpito direttamente anche il popolo biancorosso che su Facebook commenta incredulo questa terribile perdita. E non si danno pace neppure i colleghi di lavoro del porto. Un’altra tragedia ha colpito il cantiere, dove Luca era impegnato da anni. Qui lo conoscevano tutti, nonostante la sua proverbiale riservatezza.



Si impegnava tantissimo per il sociale, Luca. Anche la Ciclofficina era una sua idea: uno spazio all’interno dell’Ambasciata dei Diritti in cui riparava bici usate, per poi metterle a disposizione degli immigrati. Lottava per la mobilità sostenibile. Amava la natura e i viaggi.



Con la sua bici ad agosto era arrivato fino in Austria. E si batteva strenuamente contro le stragi sulle strade. “Chi uccide è la velocità troppo elevata - scriveva sulla sua pagina Facebook -. Il reato di omicidio stradale non basta. Bisogna intervenire sulla manutenzione delle strade, la segnaletica. E sulla riduzione della velocità nei centri abitati”. Un concetto fatalmente premonitore. I funerali non sono stati ancora fissati, in attesa dell’autopsia disposta dal magistrato.



In tanti l’altra sera, appresa la notizia, si sono precipitati all’ospedale di Torrette per sapere, vedere, capire. Il corpo è arrivato all’obitorio solo nella notte. Ad attenderlo, il papà di Luca, un tempo titolare di un’officina in piazza d’Armi. Solo successivamente la madre è stata informata. C’erano anche il fratello Alessio e la compagna Giovanna con cui viveva alle Palombare insieme al figlio di lei, di 13 anni. Ad entrambi voleva un bene dell’anima.



“Luca era un pezzo di pane, un ragazzo bravo, altruista e buono - dice Andrea, un suo caro amico -. Insieme abbiamo condiviso gli anni più belli del Collettivo. Intonavamo insieme i cori in curva all’Olimpico nello spareggio col Savoia del ’96, quando l’Ancona fu promossa in B. Ha dato tanto negli anni ’80 e ’90 all’Ancona. Ma quando fu coinvolto negli incidenti di Pescara del 2001 e finì in ospedale, decise di tirarsi fuori e non venne più allo stadio”.



Il dolore scorre pure su Facebook. Lo ricorda anche Federica Zandri dell’ufficio stampa del Comune. “Mi sono ricordata dove e quando - scrive -. Ogni volta che si parlava di mobilità sostenibile, di ambiente, di una città più vivibile, Luca c'era. E in bici naturalmente. Choc...quali altre parole?”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico