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ANCONA - Un lampo di violenza, improvviso, tutto al femminile. Una gelosia irrefrenabile, alimentata da un senso di possesso nei confronti del suo ex fidanzatino e dall’insopportabile sospetto che potesse flirtare con la sua amica. Mossa da livore e una punta d’invidia, prima le ha mandato avvertimenti espliciti su Whatsapp («Mettiti sotto terra, fa’ che non ti trovo»), poi le avrebbe teso un agguato.
L’agguato
Una vera e propria spedizione punitiva, quella organizzata domenica pomeriggio sotto i portici di piazza Cavour: forse caricata dall’alcol (era ubriaca, secondo chi ha assistito alla scena da brividi) l’avrebbe assalita alle spalle, prendendola per i capelli. Poi l’avrebbe gettata a terra, ricoprendola di calci e pugni, senza darle alcuna possibilità di difesa. Chi ha provato a dividerle ci ha rimesso: alcuni colpi sarebbero arrivati a una passante intervenuta per sedare la zuffa, mentre un’amica della vittima si è ritrovata con il giubbetto strappato.
Il racconto
«Per persone così il perdono non esiste: ora deve pagare, spero che la giustizia faccia il suo corso e venga condannata», tuona la madre della studentessa di 16 anni aggredita da una sua compagna di scuola di un anno più grande, d’origine dominicana, che poi si è dileguata prima dell’arrivo della polizia e del 118. La donna ieri ha accompagnato la figlia in questura per sporgere denuncia contro la “bulla” che l’ha mandata all’ospedale: ne è uscita con un trauma cranico, un labbro spaccato e contusioni varie, per una prognosi iniziale di 10 giorni. Un pestaggio in piena regola, scatenato da una gelosia immotivata, a sentire la madre della vittima. «Già due giorni prima le aveva mandato dei messaggi allarmanti, insultandola e minacciandola di morte - racconta la signora Angelica -. Credeva che il suo ex ragazzo avesse una storia con mia figlia, cosa che lui stesso ha smentito. Dalle parole è passata ai fatti. L’ha assalita alle spalle, l’ha afferrata per i capelli, l’ha buttata a terra e l’ha presa a calci in faccia. Ha messo pure le mani addosso a una signora che tentava di fermarla. Le due amiche che erano con lei sono rimaste a guardare mentre mia figlia veniva massacrata: sarebbe potuta finire molto peggio perché soffre di epilessia. Poi quella ragazza è scappata via di corsa. E pensare che sono cresciute insieme, mi chiamava zia».
Sembra che la 17enne faccia parte di un gruppo già conosciuto dalle forze dell’ordine in cui spiccano alcuni bulli di Castelfidardo, molti d’origine africana o sudamericana, che hanno seminato rabbia e paura in centro e sugli autobus negli ultimi mesi. La polizia, ricevuta la denuncia, indagherà anche sul suo giro di amicizie.
Le indagini
«Sono sempre più schifata da questo mondo per giovani che non sono delinquenti, di più».
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Corriere Adriatico