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ANCONA - «Ma che pentiti... Ma quale volontariato in parrocchia, quelli bestemmiano in strada... Bisogna farli stare chiusi in casa come loro hanno costretto mia figlia e il suo ragazzo, praticamente in lockdown da due anni e mezzo per il terrore di incontrarli». Ci crede davvero poco, al ravvedimento dei bulli, la mamma di Angelica, nome di fantasia della giovane anconetana aggredita con il fidanzato al porto antico da una baby gang incrociata per caso dopo il concerto dei Subsonica.
E poi bastonati di nuovo, l’anno dopo, in piazza del Papa. L’altro ieri il tribunale dei minori ha ammesso tre di quei bulli, all’epoca non ancora 18enni, a un percorso di prova: dieci mesi di volontariato in parrocchia e alla Caritas in cui dovranno anche dimostrarsi pentiti e risarcire le vittime per evitare un processo per il pestaggio in porto del 9 settembre 2019.
Il risarcimento
«Non vedo di quale risarcimento si possa parlare, visto che le famiglie di quei ragazzi non mi sembrano nelle condizioni.
Ginocchio fuori uso
Intanto i due fidanzatini, ora divenuti maggiorenni, ancora pagano le conseguenze degli incontri ravvicinati con la baby gang. «Mia figlia si è dovuta operare al ginocchio, perché dopo la caduta al porto antico, ha subito altre lesioni in piazza del Papa, quando le hanno anche rotto i polsi. Il suo fidanzato ha perso i capelli, soffre di alopecia da stress. E quelli se la cavano con il volontariato... Serviva una punizione esemplare, altrimenti crescono tanti altri baby bulli, come sta succedendo ad Ancona. Incoraggiati dal senso di impunità».
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Corriere Adriatico