ANCONA - «Ma che pentiti... Ma quale volontariato in parrocchia, quelli bestemmiano in strada... Bisogna farli stare chiusi in casa come loro hanno costretto mia figlia e il suo ragazzo, praticamente in lockdown da due anni e mezzo per il terrore di incontrarli». Ci crede davvero poco, al ravvedimento dei bulli, la mamma di Angelica, nome di fantasia della giovane anconetana aggredita con il fidanzato al porto antico da una baby gang incrociata per caso dopo il concerto dei Subsonica.
E poi bastonati di nuovo, l’anno dopo, in piazza del Papa.
Il risarcimento
«Non vedo di quale risarcimento si possa parlare, visto che le famiglie di quei ragazzi non mi sembrano nelle condizioni. E con le scuse non si risolve nulla, nessuno ci può garantire che il pentimento sia sincero e non una finzione per evitare il processo penale». Ai tre ragazzi accusati del pestaggio in porto, come prevede il processo minorile, viene data una seconda chance, la possibilità di dimostrarsi persone migliori di com’erano due anni fa. «Sì ma a mia figlia nessuno ha dato ancora l’opportunità di fare la stessa vita di prima. Se ne è dovuta andare da Ancona e ha paura di tornare qui anche per una semplice passeggiata in centro - racconta la mamma di Angelica, che si è affidata all’avvocato Alessandro Scaloni per le denunce -. Per Natale mia figlia e il fidanzato avrebbero voluto farsi un giro ai mercatini o salire sulla ruota panoramica, ma non se la sono sentita». Il volontariato alla Caritas o in chiesa, che i tre aggressori dovranno fare, non è ritenuto un contrappasso equo. «Ho sentito mia figlia dopo l’udienza ed era schifata – racconta ancora la mamma -. Mi ha detto: “Quando da piccola combinavo una marachella mi tenevi chiusa in casa, loro invece potranno continuare a uscire”. Per farli pentire davvero dovevano metterli in una comunità, o quanto meno disporre, insieme al volontariato, anche il divieto di uscire la sera. Invece nel percorso di messa alla prova non mi risulta che ci siano limitazioni».
Ginocchio fuori uso
Intanto i due fidanzatini, ora divenuti maggiorenni, ancora pagano le conseguenze degli incontri ravvicinati con la baby gang. «Mia figlia si è dovuta operare al ginocchio, perché dopo la caduta al porto antico, ha subito altre lesioni in piazza del Papa, quando le hanno anche rotto i polsi. Il suo fidanzato ha perso i capelli, soffre di alopecia da stress. E quelli se la cavano con il volontariato... Serviva una punizione esemplare, altrimenti crescono tanti altri baby bulli, come sta succedendo ad Ancona. Incoraggiati dal senso di impunità».