ANCONA - Ringiovaniva le auto riducendo il numero dei chilometri percorsi, come gli artisti dei bisturi tolgono gli anni che passano. Nascondendo gli acciacchi....
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Funzionava così. Sulle vetrine virtuali di siti specializzati apparivano auto vendute a prezzi stracciati, erano (quasi) rottami spacciati per macchinoni. Il cliente si accorgeva di aver preso una cantonata, e che l’affare era una beffa, quando carrozzeria e motori cominciavano a lamentarsi manifestando i segni del tempo e (soprattutto) della strada percorsa, velati al momento della compravendita dal maquillage del contachilometri. Capitava che prima della cura dimagrante sul cruscotto sarebbe dovuta comparire quota 200mila. Un ritocchino et voilà, auto come nuova. La trappola attirava acquirenti da tutta Italia, infatti le indagini condotte dai carabinieri di Brecce Bianche e coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Rosario Lioniello, hanno consentito di accertare più di cento truffe in diverse regioni. Le misure cautelari - quattro nel capoluogo dorico e una in provincia di Teramo - sono frutto di una complessa attività investigativa che può considerarsi il prosieguo di quella condotta a giugno e settembre scorsi denominata “Chilometri zero” – dove gli inquirenti tra aprile 2018 e agosto 2019 sono riusciti a svelare la compravendita di 110 autovetture alle quali erano stati, mediante una sofisticata apparecchiatura, artificiosamente ridotti i chilometri.
Ora arriva “Chilometri zero” parte 2. I Carabinieri della Stazione di Ancona Brecce Bianche utilizzando le classiche indagini di polizia giudiziaria, sono riusciti ad analizzare centinaia di vendite di auto in 13 regioni italiane che, come nella precedente attività d’indagine risultavano tutte anomale poiché, dalla verifica effettuata, presentavano notevole alterazione del contachilometri, arrivando - in moltissimi casi - a riduzioni fino al triplo delle misurazioni originali. Il cliché seguito dagli attuali indagati era sempre lo stesso, e per tanti il rapporto qualità/prezzo - ovvero stato della carrozzeria, chilometri percorsi e prezzo di vendita - era un’occasione da non lasciarsi scappare, salvo poi scoprire a distanza di pochissimo tempo di aver acquistato bidoni che si trascinavano tra problemi di natura meccanica difficilmente giustificabili dall’apparente esiguo chilometraggio percorso.
La mole di affari registrata si aggira sui 500mila euro che aggiunti alla precedente attività investigativa arriva a più di un milione. L’attività dei Carabinieri, oltre a smascherare un fenomeno dilagante, ha contribuito a prevenire l’incolumità di centinaia di conducenti che - convinti di essere alla guida di auto affidabili - mettevano a repentaglio la loro sicurezza e quella degli altri. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico