Ancona, l'armatore Rossi incalza: «Penisola, ora o mai più. È un progetto ciclopico ma dobbiamo crederci»

Ancona, l'armatore Rossi incalza: «Penisola, ora o mai più. È un progetto ciclopico ma dobbiamo crederci»
ANCONA Sembra impossibile finché non viene realizzata. «E allora sotto con la penisola». Il tempo delle promesse elettorali è già finito: ora...

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ANCONA Sembra impossibile finché non viene realizzata. «E allora sotto con la penisola». Il tempo delle promesse elettorali è già finito: ora contano i fatti e il mondo del porto già incalza Silvetti. «La penisola è un progetto ciclopico che però, come ha detto il nuovo sindaco, in cinque anni potrebbe essere pronto. Perché non crederci? Dobbiamo essere ottimisti». Lo sguardo di Alberto Rossi, presidente della Frittelli Maritime, si posa all’orizzonte, là dove un giorno - si spera non tanto lontano - sorgerà la madre di tutte le banchine, tra quella dedicata ai traffici commerciali e la diga foranea, pensata per accogliere il traghetti Ro-Ro e Ro-Pax, con un duplice obiettivo: rispondere alla crescente domanda di accosti e garantire il progressivo allontanamento delle navi dal porto antico. Un’opera mastodontica, lunga 400 metri, per la quale potrebbero non bastare 270 milioni di euro. Ma l’intera filiera istituzionale, dal Ministero delle Infrastrutture (che lo finanzierebbe) in giù, fino all’Autorità portuale, crede nella concretizzazione di un progetto che risale al 2005, ma per il quale i tempi ora sembrano maturi. 

 


L’agenda 

E pure Rossi ci spera. «Quell’infrastruttura è perfettamente calzante con l’idea di spostare i traghetti nella nuova darsena per restituire il porto storico alla città - spiega -. Auspichiamo che si faccia nel più breve tempo possibile, ma siccome qualche anno ci vorrà, è importante che vengano adottati dei provvedimenti nel breve e medio periodo per dare risposte al porto, alla città e alle loro interferenze». L’agenda programmatica è già stilata. Punto primo: la sostenibilità ambientale. «E qui ci siamo perché è già in corso l’elettrificazione delle banchine da parte dell’Autorità portuale», ricorda l’armatore dorico. Secondo: «Lo spostamento dei traghetti alle banchine 19, 20 e 21. Anche questo è un progetto in corso e l’istituto ideale può essere una concessione delle banchine stesse tramite una gara». E già Rossi guarda avanti. «Se dovessimo essere noi a vincerla - riflette - potremmo alimentare quelle banchine con l’energia prodotta dal nostro impianto fotovoltaico nell’area dell’ex Bunge, nell’ottica dell’economia circolare e della piena sostenibilità». Terzo punto: «Il dragaggio del porto commerciale, ma l’Autorità portuale è già a buon punto». Le scadenze? «Questi tre obiettivi intermedi possono essere centrati in un arco da uno a tre anni. Lo spostamento delle banchine 19, 20 e 21, in particolare, si potrebbe fare già l’anno prossimo, magari utilizzando un pontone, che potremmo mettere a disposizione a nostre spese, per far sbarcare tir e auto. Già lo facciamo a Bari». 

La diatriba

La penisola è stata uno dei temi cruciali su cui si sono divisi in campagna elettorale Daniele Silvetti e Ida Simonella. L’ex assessora al Porto ne ha in qualche modo rivendicato l’appartenenza, sin da quando, ai tempi dell’Istao, partecipò al gruppo di lavoro che si occupò del progetto per il quale, a suo dire, non basteranno 400 milioni, senza contare che la struttura andrà collegata alle future banchine 27 e 28, bloccate da tempo. Silvetti, invece, forte del sostegno del vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi, venuto ad Ancona proprio per presentare il maxi progetto, è fiducioso: «Possiamo farcela in cinque anni». Il countdown è già partito. 

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Corriere Adriatico