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ANCONA - Tornano la paura e il senso di insicurezza al Piano e agli Archi: doppio arresto nell’arco di sei ore. Nel pomeriggio di sabato è toccato a un 31enne tunisino, finito in manette dopo un folle inseguimento perpetrato dai carabinieri per le vie della “seconda Ancona” e terminato in via Generale Pergolesi.
Il pusher aveva addosso 41 grammi di cocaina. È stato recluso nel carcere di Montacuto. Alle 23 è entrata in azione la polizia con un copione simile: la spaccata in un negozio di via De Gasperi, la fuga del ladruncolo e poi il placcaggio degli agenti delle Volanti agli Archi. Il bandito, un italiano sui 35 anni, è finito in arresto per aver rubato circa 200 euro dalla cassa e aver pesantemente danneggiato la vetrina dell’attività, “Tutto Più”, un emporio gestito da cittadini cinesi.
Gli arresti
Entrambi gli arresti sono avvenuti sotto gli occhi di residenti e passanti. Il primo si è verificato proprio mentre davanti alla Chiesa dei Salesiani stava andando in scena, per conto dell’associazione anti degrado del Piano, una raccolta firme per chiedere all’amministrazione una maggiore sicurezza. Il secondo davanti alle persone che a quell’ora si trovavano a passeggiare per gli Archi o diretti alle serate delle Mole Vanvitelliana.
Per quanto riguarda il furto, sarebbe stato un residente a lanciare l’allarme.
Nel pomeriggio, attorno alle 17, è toccato al pusher tunisino. Al volante di una Fiat Panda è scappato per le vie del Piano, una volta accortosi che era tallonato da una pattuglia dell’Arma. Il 31enne ha azzardato due sorpassi contromano in via Marconi e in via De Gasperi, fino a giungere in via Barattani. La Panda ha poi percorso un paio di vie adiacenti a corso Carlo Alberto imboccando il senso opposto di marcia. In via Vinicio Rossi ha abbandonato l’auto ed è scappato a piedi. È stato raggiunto a piedi dopo 600 metri, in via Generale Pergolesi. Addosso aveva nascosto un sacchetto contenente cocaina. A bordo dell’auto è stato trovato un connazionale, presunto assuntore di stupefacenti. È stato identificato alla caserma della Montagnola e poi liberato.
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Corriere Adriatico