Ussita, ladri nella villa del cardinal Gasparri. Fu protagonista dei Patti Lateranensi. Arrestati, patteggiano (e si scusano)

Un mezzo dell’Arma dei carabinieri
Un mezzo dell’Arma dei carabinieri
di Daniel Fermanelli
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Lunedì 13 Maggio 2024, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 12:05

USSITA Hanno messo a segno un furto nella storica villa che fu del cardinale Gasparri, protagonista dei Patti Lateranensi. Poco dopo sono stati bloccati e arrestati. I due ladri, un macedone di 54 anni e un albanese di 37, che lavorano in un cantiere della ricostruzione post sisma, hanno patteggiato un anno e dieci mesi e sono tornati in libertà. Sul posto sono intervenuti i carabinieri delle stazioni di Ussita, Serravalle di Chienti e Valfornace.

La vicenda

I due stranieri, impegnati negli interventi di demolizione nel centro storico di Ussita, si erano introdotti nella villa situata poco distante dal loro cantiere ed avevano portato via diversi lampadari. L’attuale proprietario della casa, insospettito da strani movimenti, aveva allertato il 112 e si era recato nell’abitazione inagibile per verificare che non vi fossero anomalie. Una volta giunto sul posto aveva trovato i malviventi all’interno. Quest’ultimi si erano poi dati alla fuga calandosi da una finestra. Ma i carabinieri, già presenti nella zona nell’ambito dei servi di controllo del territorio, avevano bloccato i due e dopo aver perquisito la loro auto, erano riusciti a recuperare l’intera refurtiva, restituendola al titolare. Per entrambi gli arrestati erano stati disposti i domiciliari in attesa del processo per direttissima che si è svolto il giorno dopo nel palazzo di giustizia di Macerata.

L’udienza è stata celebrata davanti al giudice Federico Simonelli. Come detto, la storica villa teatro del furto è stata del cardinale Pietro Gasparri, che sottoscrisse i Patti Lateranensi.

Le scuse

I due ladri, difesi dall’avvocato Vando Scheggia, in aula si sono scusati. Stando a quanto contestato dalla Procura, avevano portato via otto lampadari, un piatto decorato, tre abat-jour e un coperchio, tutti in ottone. Refurtiva trovata nel bagagliaio dell’auto. «I miei assistiti - commenta l’avvocato Vando Scheggia - hanno ammesso le proprie responsabilità. Il reato contestato è furto in abitazione e prevede una pena minima di quattro anni. Si tratta di un reato che non prevede la possibilità di sospensione dell’ordine di esecuzione in carcere in attesa di richieste di misure alternative allo stesso. E vista l’ammissione di colpevolezza, ho proposto un patteggiamento a un anno e dieci mesi con sospensione condizionale, che è stato accettato. A seguito di ciò i due sono stati rilasciati e rimessi in libertà. Ovvio che devono guardarsi in futuro dal commettere altri reati».

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