«La misteriosa epidemia» Il virologo jesino Massimo Clementi presenta “L’ultimo maestro” il 24 maggio a Osimo

«La misteriosa epidemia» Il virologo jesino Massimo Clementi presenta “L’ultimo maestro” il 24 maggio a Osimo
«La misteriosa epidemia» ​Il virologo jesino Massimo Clementi presenta “L’ultimo maestro” il 24 maggio a Osimo
di Giovanni Filosa
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Domenica 12 Maggio 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 08:23

Il virologo e scienziato jesino Massimo Clementi, dopo decine di pubblicazioni scientifiche internazionali, testi per gli studenti di medicina e libri divulgativi, debutta con un romanzo, “L’ultimo maestro”, che presenterà il 24 maggio all’Istituto Campana di Osimo e il 25 maggio alla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi.

Perché un romanzo?

«La divulgazione è utile e doverosa, ma ormai su molti temi, come quelli virologici dopo la pandemia di Sars-CoV-2, è inflazionata e, purtroppo, non sempre di qualità. Quando, studiando la storia della mia disciplina, mi sono imbattuto in una misteriosa epidemia inglese avvenuta oltre 500 anni fa, l’ho messa insieme con la meravigliosa avventura del rinascimento di quegli anni, con le scoperte di nuovi mondi e ho pensato al romanzo come modo ideale di raccontare tutto questo».

Basta saggi?

«Edward James Marcus, il personaggio principale del libro, è un personaggio di fantasia che rappresenta il mondo medico di quel tempo, privo di armi efficaci per vincere grandi sfide. Ma egli si sente anche un uomo del rinascimento. Tutto quello che sta avvenendo intorno a lui gli offre la spinta per agire. Non solo verso una terribile malattia che sta coinvolgendo l’Inghilterra, ma anche in altre patologie prima sconosciute. Non potendo quei medici far conto sulla scientificità (che non c’era ancora), finalmente, dopo il buio del medioevo, potranno basarsi sulla razionalità (prima mancava anche quella e la medicina era intrisa perfino di magia). Consideri tuttavia che Marcus diventa Maestro grazie a due mentori d’eccezione: il primo è lo scienziato-alchimista Paracelso e il secondo John Caius, il medico dei Re della famiglia Tudor».

Cosa vuole dimostrare questa sua opera?

«Che la scienza è importante e che solo pochi secoli fa le popolazioni vivevano nel terrore verso malattie di cui non conoscevano la natura e che non sapevano trattare.

Ora non siamo certo invincibili, ma abbiamo fatto grandi passi avanti. Nel ‘500 non si conoscevano batteri e virus, ma solo misteriose e terribili epidemie che causavano migliaia di morti. Oggi dovremmo essere consapevoli di quello che la scienza rappresenta, certo non è una filosofia, non è una religione, ma è uno strumento potente che dovrebbe essere sempre utilizzato per il bene dell’uomo».

Un illustre personaggio storico arricchisce la seconda parte del libro.

«Sì, una diversa protagonista che via via diventa centrale: la Regina Elisabetta I. Devo ammettere che se l’Inghilterra ha avuto nei secoli successivi al ‘500 una crescita non conflittuale, come in Francia ad esempio dove hanno fatto saltare le teste, lo deve anche a questa Regina, alla sua fermezza e alla sua cultura. Lo sviluppo scientifico superiore agli altri Paesi che ha caratterizzato successivamente l’Inghilterra, è legato al pensiero dei grandi filosofi empiristi che hanno fatto la rivoluzione nelle università, anche grazie alla forza del pensiero e, consentitemi, alla cultura di questa Regina».

Altro romanzo in vista?

«Amo scrivere ma resto lo scienziato e ricercatore che rileva che negli ultimi mesi il vaccino antinfluenzale non ha riscosso, nelle Marche, successo. La gente è giustamente stanca delle ripetute vaccinazioni contro il Covid degli ultimi due anni. La pandemia deve diventare un ricordo, ma l’influenza c’è sempre, tutti gli anni si ripresenta con virus un po' diversi, per questo il vaccino va aggiornato annualmente. Ripetere la vaccinazione antinfluenzale ritengo sia una cosa saggia».

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