Trenitalia, in una domenica che si annuncia come un compendio di avversità, tenta di stupirmi con gli effetti speciali. Sfidando ogni consuetudine, in una giornata che rimarrà piantata nel ricordo di chi come me è tra i forzati della tratta Roma-Ancona (e viceversa), il regionale 4158 fa il suo ingresso, lento come un sospiro di sollievo, nella stazione dorica alle 23,09, con tre minuti di anticipo.
Binario 1 ovest, una coordinata non di poco conto: significa che non devo investire le ultime energie nel trascinarmi dietro per tutta la stazione i miei bagagli da trasferta transoceanica. Detta così pare una favola bella, lungo un tragitto condannato all’oblio dalle logiche, ormai desuete, del binario unico. Il che equivale ad affermare: sai quando parti, e basta. Dell’arrivo non v’è certezza. Mai.
Il traguardo
Tornando alla cronaca di una domenica che pare un atto di fede, la tabella di marcia - di quelle che se la battono tra una mano a Risiko, dove ogni partita termina con il raggiungimento dell’obiettivo strategico, e l’antica e appassionante sfida di Giochi senza frontiere - dava l’arrivo nel capoluogo marchigiano per le 23,12. Un traguardo annunciato sul quale non avrei puntato un solo centesimo. Malfidata? Questa volta no: si tratta di puro coraggio o meglio di inderogabile necessità. Il rientro in redazione, al Corriere Adriatico, non concede tregua alcuna. Si deve partire. È ineluttabile, nonostante le tre iatture che mi tocca affrontare: è il secondo giorno di circolazione sospesa tra Terni e Foligno per lavori di potenziamento sulla linea che, fino al prossimo 8 giugno, impegneranno 120 tecnici, 20 milioni di investimento, e renderanno obbligato l’uso del bus sostitutivo; l’incertezza di uno sciopero nazionale; l’annuncio, scattato alla stazione Tiburtina, che, per un guasto tecnico, fino a Fiano Romano sarebbe stata necessaria la deviazione sul vecchio percorso, che sfila accanto alla suggestiva valle del Tevere. In sintesi: venti minuti in più per coprire una distanza che era stata già data per 4 ore e 40 minuti.
Sulla strada ferrata dell’alta velocità sarebbero passate solo le Frecce. Strike. Il brusio sui vagoni subito si converte in umana preoccupazione. Come non unirsi al coro degli scoraggiati? «E il pullman che ci attende a Terni? È perso?», blocco la prima divisa, giacca blu e bordo rosso, che mi capita a tiro. Il personale di bordo cerca di contenere l’onda di piena, nonostante il consiglio fatto circolare a priori fosse stato quello «di valutare la ripianificazione del proprio viaggio».
Binario sei
Binario sei, fedele come una tradizione: sono anni che lì si risolve il mio dualismo, obbligato, sentimento-lavoro. Parto dalla stazione Tiburtina alle 18 e 42, alle 20 e 05 arrivo a Terni. Tutti giù dal treno, sollecitati a fare presto, indipendentemente dall’età anagrafica. L’ascensore, per raggiungere la prima pensilina e da lì l’uscita, è troppo lontano. Non c’è spazio per riflettere: di corsa sulle scale, con al seguito le valigie-zavorra, che poi saranno stipate nel bagagliaio di uno dei quattro torpedoni schierati sul piazzale. Qualcuno sbotta: «Ma che, sono un facchino? Non bastava il cambio forzato, ci si mette anche lo sciopero?».
Le alternative
Resistere, insomma. A Trenitalia che propone, da 115 euro in su, l’alternativa di due Frecce con Bologna come epicentro: da un cambio e 4 ore e 37 minuti di percorrenza, come minimo, non si sfugge. La soluzione che evita lo scendere e il salire dirige su Terontola, in Toscana: una formula da quasi 5 ore e mezzo e poco più di 35 euro di biglietto. Nello schema delle possibilità c’è anche quella di prenderla alla larga, puntando su Pescara: 25 euro e più per sei ore in carrozza e un inevitabile trasbordo. Fino all’opzione più pop - appena 22 euro in seconda classe e due sostituzioni di mezzi, in corsa - quella che ho scelto per ritmare la cronaca di un’odissea. Notazione di servizio: il 19 maggio sarà un’altra domenica al fulmicotone. Di nuovo sciopero nazionale sui binari, questa volta giurano che saranno più sigle a scendere nell’arena della protesa, circolazione sospesa fra Terni e Foligno, e sempre il calvario dei lavori di potenziamento. Un respiro profondo e affidarsi alle parole di Omar Khayyam, astronomo, matematico e poeta persiano: «La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte». E via.