«Faccio la commessa per passione ma non sono una schiava. Il 1 maggio voglio stare a casa anche io con la mia famiglia»

La Festa dei Lavoratori è stata inserita tra i giorni di apertura straordinaria del centro commerciale EurRoma2, ma i dipendenti non ci stanno

«Faccio la commessa per passione, ma non sono una schiava. Il 1 maggio voglio stare a casa anche io con la mia famiglia»
«Faccio la commessa per passione, ma non sono una schiava. Il 1 maggio voglio stare a casa anche io con la mia famiglia»
di Redazione Web
3 Minuti di Lettura
Martedì 30 Aprile 2024, 18:49

Si avvicina il 1 maggio, Festa dei lavoratori, ma non tutti saranno a casa con amici e parenti, o in piazza per assistere al Concertone di Roma. Tra chi è costretto a lavorare nonostante la festività c'è Francesca (nome di fantasia) che ha scritto una lunga lettera per dire «basta». Basta perché, ha ricordato difendendo la sua categoria, «non siamo schiavi».

Le parole di Francesca sono un'eco, una continuazione della protesta dei lavoratori di Euroma 2, il centro commerciale nel sud della Capitale, che una settimana prima del 1 maggio hanno rilasciato un comunicato-appello rivolto al direttore dello shopping mall chiedendo, in sintesi, di chiudere i negozi per la Festa dei lavoratori. «Sarebbe davvero bello se decidesse di sospendere l'apertura del centro commerciale in questa ricorrenza, mostrando rispetto per il diritto di noi tutti a festeggiare un giorno simbolicamente importante per i lavoratori». Ad accompagnare queste parole, oltre 500 firme dei dipendenti. Il 1 maggio è stato infatti inserito tra i giorni di apertura straordinaria: negozi operativi dalle 10 alle 21, food and beverage dalle 10 alle 22, mentre rimarrà chiuso l’ipermercato.

«Non siamo schiavi»

E così Francesca ha voluto rilanciare, inviando un'altra lunga lettera a la Repubblica. «Sono una dipendente di uno store sito all'interno del centro commerciale Euroma2», si presenta. «Io ho scelto di fare la commessa. Come 17 anni fa scelsi di fare la barista e poi la barman. Perché amavo e continuo ad amare lavorare a contatto con il pubblico. Sono 17 anni di feste mai festeggiate in famiglia o con amici. Ma l’ho scelto io», si legge sul quotidiano. «Ogni lavoro chiede un impegno e un sacrificio - continua Francesca - ma in Italia questi doveri sono sempre messi al primo posto». Lavoro in cui, spiega, si è sempre più spesso «schiavi di persone irriconoscenti e maleducate». 

Nessun "ciao" di (alcuni) clienti quando entrano in negozio, ore e ore in piedi senza avere il tempo di andare in bagno, mentre «siamo considerati inferiori perché siamo senza laurea».

Un fiume in piena che si conclude con una domanda rivolta a tutti quanti: «Non è indispensabile per Roma avere i centro commerciali aperti anche il 1 maggio. Per fare una passeggiata ci sono mille altre alternative. E allora perché privarci di quella possibilità di scegliere quando durante l'anno la nostra scelta è sempre quella di alzare una serranda e sorridere?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA