Lezione Athletic, poker da sogno al Barça
A Luis Enrique ora serve un miracolo

Lezione Athletic, poker da sogno al Barça A Luis Enrique ora serve un miracolo
di Benedetto Saccà
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Sabato 15 Agosto 2015, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 10:31
ROMA - Il sogno blaugrana di conquistare il «sextete», ovvero i sei titoli in un anno solare, è evaporato.



Contro l’Athletic Bilbao, il Barcellona ha perso di netto la finale di andata della Supercoppa di Spagna (0-4) e adesso, allungando lo sguardo alla gara di ritorno, Luis Enrique potrà soltanto confidare in un miracolo. Certo, un poker non si ribalta con una passeggiatina di salute. Ad inaugurare la danza basca è stato San José, formidabile a firmare una rete spettacolare: uscita del portiere catalano ter Stegen oltre l’area, rinvio con la testa, pallone in mediana, recupero ritardato dello stesso ter Stegen e siluro di San José da 50 metri o più. Gol.



È logico che la sfida abbia imboccato una strada precisa: e così, nella ripresa, il palcoscenico se lo è guadagnato meritatamente Aduriz, centrando il bersaglio addirittura per tre volte. Un colpo di testa indovinato dal cuore dell’area, un destro angolato, un rigore che ha spiazzato ter Stegen. E il poker è stato servito. Va chiarito che il crollo assoluto del Barça ha sfiorato la follia: ha stupito, per dirne qualcuna, l’impalpabilità di Leo Messi e di Suarez, ha meravigliato l’inconsistenza del centrocampo, ha inquietato la fragilità psicologica. Dopo aver collezionato la Liga, la Copa del Rey, la Champions League e, l’altra sera, la Supercoppa europea, stavolta i blaugrana non hanno saputo innestare le marce alte lungo l’ultimo tratto del sentiero. Hanno incontrato una corrente d’aria imprevista e si sono avvitati senza controllo verso l’asfalto di un’umiliazione. Alla prestazione preoccupante, probabilmente, non dev’essere comunque estraneo il peso della fatica accumulata nella gara di Supercoppa euroea o anche, a ben pensarci, un vago senso di appagamento.



Ottimo, viceversa, l’Athletic di Ernesto Valverde, padrone di geometrie e di un meccanismo offensivo perfetti: dimenticando ogni prudenza, Susaeta, Eraso e Aduriz hanno riportato il Barça alla realtà. Lunedì, la finale di ritorno, divetata d’improvviso pressoché inutile.
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