Corinne Clery e “Le relazioni pericolose” a Monterubbiano: «Histoire d’O mi ha dato tutto»

Corinne Clery
Corinne Clery
di Chiara Morini
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Venerdì 26 Gennaio 2024, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 07:28

Su il sipario del teatro Vincenzo Pagani di Monterubbiano: domenica 28, alle 21.15, in scena “Le relazioni pericolose”, con Corinne Clery e Francesco Branchetti. Lo spettacolo, tratto dal romanzo di Pierre Ambroise Fracois Choderlos de Laclos, fa parte della stagione di Comune ed Eclissi Eventi (info 392 4450125).

Corinne Clery, com’è il suo personaggio?

«Interpreto la terribile Madame de Marteille, lei è una donna cinica, forte, passionale, una che deve decidere tutto lei. Tratta con sufficienza il suo amante, il conte Valmont, pur amandolo molto, ma vuole sempre decidere lei. Alla fine ne paga le conseguenze».

Alla base della storia c’è la ricerca di un dominio incontrastato che porta all’autodistruzione: sembra attuale.

«È molto, molto attuale, in un mondo in cui spesso si assiste a un gioco al massacro. Lei tira le fila della storia, lui è un dongiovanni che, se deve tradirla, cerca la sua approvazione».

Come si lavora con Branchetti?

«Ci troviamo bene, lavoriamo insieme ormai da un anno e mezzo. Ci dividiamo tra questo spettacolo e il diario di Adamo ed Eva, poi ci sono le cose che faccio da sola».

Lei, Clery, è venuta in Italia per amore: ma quando è arrivata, cosa l’ha colpita del nostro paese?

«Quello che colpiva tutti all’epoca: c’erano allegria, gentilezza, fiori dappertutto. Piazza di Spagna a Roma era un tripudio di gioia, ricordo tante azalee, moda, il cibo. L’atmosfera allegra e gioiosa. Ero bambina e volevo venire in Italia e quando sono arrivata, ci sono rimasta. Ho provato a tornare in Francia, ma l’Italia è l’Italia e non me ne vado più».

Il film che ricorda con più affetto?

«Non posso che dire il primo, Histoire d’O: mi ha dato tutto a livello mondiale.

Sono entrata nel cinema dalla porta principale e poi non mi sono persa per strada. All’inizio ho detto tanti no, che forse oggi non direi. Non volevo fare il cinema».

Perché non voleva?

«All’epoca io facevo la fotomodella da quattro anni. Allora si usavano fare libri con le foto: si viaggiava per una settimana al mese e poi si attendeva il lavoro successivo. Avevo anche un accordo con un editore. Poi è arrivata per caso la proposta: avevano visto una mia foto ed erano rimasti colpiti. Era però una mia foto non promozionale, una che era sulla scrivania dell’agente. Alla fine sono andata, quello era il destino, ma poi ho detto a quello che sarebbe diventato il mio secondo marito “mai più”. E invece il destino è intervenuto di nuovo: dopo quella volta ho incontrato Corbucci».

Tra i no che ha detto, il più illustre?

«Inizialmente quello al film di James Bond. Forse ero un po’ incosciente, non volevo farlo, non volevo essere un numero. Ma il patron mi è stato dietro, l’ho conosciuto e alla fine ho girato quel film quasi per concessione».

In programma?

«Sa il destino non si può contrastare, davanti a me, teatro a parte, ci sono sempre i film. Ho finito di girare una fiction per Mediaset, con Massimo Dapporto e Barbara Bouchet, abbiamo girato a Sirolo, nella vostra regione e già si pensa a un seguito. Poi c’è la tournèe con i due spettacoli con Francesco Branchetti».

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