Muti a Jesi e Ascoli nel segno di Spontini: stasera appuntamento al Pergolesi

Muti a Jesi e Ascoli nel segno di Spontini: stasera appuntamento al Pergolesi
Muti a Jesi e Ascoli nel segno di Spontini: stasera appuntamento al Pergolesi
di Fabio Brisighelli
3 Minuti di Lettura
Sabato 16 Marzo 2024, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 13:22

Le celebrazioni promosse dalla Fondazione Pergolesi Spontini per il 250esimo anniversario della nascita di Gaspare Spontini (1774-2024), il grande compositore nato a Maiolati (che ne ha sposato il cognome e dove è morto nel 1851) ma fattosi artista “europeo” a motivo di una prestigiosa carriera partita dall’Italia e maturatasi alle corti di Parigi e di Berlino, vedono la presenza, per il concerto inaugurale di un cartellone musicale ricco ed esteso sino a dicembre, del nostro più grande direttore in attività, Riccardo Muti, che alla guida dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” (da lui fondata nel 2004) sale questo sabato sul podio del Teatro Pergolesi di Jesi e domenica su quello del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, sempre alle ore 21.

La scelta migliore

Non poteva esserci per l’occasione scelta migliore di quella del maestro Muti, icona musicale vivente del teatro d’opera e del repertorio sinfonico, colui che con le sue mirabili letture strumentali ha innalzato un “monumento più duraturo del bronzo”, per dirla con il poeta Orazio, nella valorizzazione dei grandi nomi del melodramma e della musica classica. Tra le stelle di merito che gli vengono normalmente appuntate sul petto (per Mozart, per Verdi, per il repertorio napoletano in genere, come per ogni altro autore che ha affrontato) figura anche la qualifica di musicista spontiniano a denominazione d’origine, da condividere peraltro con l’interesse altrettanto vivo e risonante per la musica di Pergolesi.

L’attrazione per Pergolesi

Giovanni Battista Pergolesi, nato a Jesi nel 1710 e morto a Pozzuoli nel 1736, il grande “vicino” dell’altro nel ristretto lembo di terra marchigiana che ha tenuto entrambi a battesimo, figura non a caso nel ben orchestrato programma del concerto di sabato e domenica, che si apre con il celebre “Stabat Mater”, sequenza in fa minore che si compone di dodici episodi (cinque arie e sette duetti), per due voci solistiche (soprano e contralto: rispettivamente le cantanti Damiana Mizzi e Margherita Maria Sala), un’orchestra d’archi di tipo cameristico e un organo che realizza il basso continuo.

Vengono poi proposte all’ascolto, di Spontini, con la voce del soprano Lidia Fridman, due arie di canto “centrali” nell’economia delle rispettive opere, particolarmente significative e stimolanti all’ascolto, una dall’“Agnese di Hohenstaufen” (“O Re dei Cieli”, aria di Agnese dal secondo atto), l’altra da “La Vestale” (“Toi que j’implore avec effroi”, nella traduzione italiana “Tu che invoco con orrore”, aria di Giulia del secondo atto); quindi l’ouverture della stessa “Vestale”. Va ricordato che l’“Agnese” spontiniana, ultima opera (romantico-storica) del maestro di Maiolati andata in scena per la prima volta in lingua tedesca a Berlino nel 1829, è stata diretta dallo stesso Muti nella versione italiana di Mario Bertoncini (compositore e pianista) in due successive, belle edizioni: una nella sede della Rai di Roma nel 1970, protagonista Montserrat Caballé; l’altra al Maggio Musicale Fiorentino, protagonista Leyla Gencer con la regia di Franco Enriquez.

“La Vestale” alla Scala

“La Vestale”, sempre con la conduzione del Nostro, con la regia di Liliana Cavani e la presenza nelle scene di danza di Carla Fracci, ha aperto la stagione operistica della Scala di Milano nel 1993.

© RIPRODUZIONE RISERVATA