Saverio Marconi e i 40 anni della Compagnia della Rancia: «Tutto iniziò a Tolentino: da Arlecchino fino a Chorus Line». Oggi in scena a Caldarola

Storico musical “Cenerentola” nell’ambito di Festival Storie al teatro comunale

Saverio Marconi e i 40 anni della Compagnia della Rancia
Saverio Marconi e i 40 anni della Compagnia della Rancia
di Chiara Morini
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Venerdì 22 Dicembre 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 15:34

Quarant’anni di attività: tanti ne ha festeggiati, nel corso del 2023, la Compagnia della Rancia, fondata nel 1983 e diretta da Saverio Marconi. Dopo essersi dedicata alla prosa, sceglie i musical. Proprio uno di quelli storici, Cenerentola, in scena per la prima volta nel 1988, sarà rappresentato questa sera, venerdì 22 dicembre, alle ore 21,30, nel Teatro comunale di Caldarola. Lo spettacolo, in scena nell’ambito del Festival Storie per la direzione artistica di Marconi e Manu Latini, è già sold out.

Saverio Marconi, come sono iniziati i 40 anni della Compagnia della Rancia?

«Un gran lungo periodo, più della metà dei miei anni di vita! Di fatto tutto è cominciato quando sono venuto a Tolentino, ho iniziato con il centro teatrale Sangallo e poi, passo dopo passo con un po’ di testardaggine, professionalità e un po’ di fortuna, sono andato avanti e con la Compagnia siamo arrivati a oggi. La professionalità è stata (ed è) importante, perché quando si ha il “colpo” di fortuna, lo si sfrutta, e poi si rimane sulla scena. Senza si scompare». 

Come mai ha deciso di dedicarsi al teatro musicale?

«É stata da sempre una mia passione. Ho cominciato, abbiamo cominciato, con i più piccoli, da Arlecchino a Cenerentola, la piccola Bottega degli Orrori fino a Chorus line».

Ormai fare i musical è diventato quasi un must per tutti: difficile farli ancora oggi?

«Sì, è difficile farne di qualità, perché si rischia di ripetere le stesse cose. Ormai hanno rifatto tutti quelli che ho fatto io, sul mercato di cose originali se ne vedono poche».

Come vede i giovani? Hanno da imparare oggi?

«Sì, di talenti ce ne sono. C’è una scuola in particolare a Bologna, la Bsmt, dove insegno e dove sono presidente onorario, che prepara tantissimi talenti a un livello altissimo.

Molti di loro, quando escono dalla scuola, lavorano anche all’estero».

In Italia non trovano spazio?

«Oggi in Italia il musical dura poco, prima le tournée si protraevano per sei mesi. Oggi la gente sembra stancarsi di vedere lo stesso spettacolo per l’ennesima volta».

A Caldarola torna il musical Cenerentola, che versione sarà?

«La versione classica, quella che debuttò nel 1987, e che nel cast aveva, su tutti, anche Cesare Bocci. Portato in scena per la prima volta 36 anni fa, oggi ancora funziona e va avanti, con un carico di 500 repliche sulle spalle!».

Crede, quindi, che il teatro abbia futuro?

«Non morirà mai. La televisione ha uno schermo ed è diverso il rapporto con lo spettatore. Come accade anche per altri generi. Il calcio per esempio allo stadio ha molta forza, cosa che nel teatro si sta un po’ perdendo. Intendo dire che bisogna recuperare la forza del rito di andare a teatro e questo serve, serve anche ai giovani».

Può essere colpa dei social?

«In genere io non do mai espressamente la colpa a niente, di fatto anche nel teatro ci sono momenti bui e questo è uno di quelli».

Qual è, se c’è, il musical che ancora non ha realizzato?

«Non c’è. Devo rispondere così. A me affascina fare cose nuove, sto leggendo. Se qualcosa arriverà non sarà mai niente di rifatto. Sempre originale».

Un augurio, per il nuovo anno, al mondo del teatro?

«L’augurio è per un anno che sia pieno di idee, di professionalità, di voglia di imparare. E se per caso si sbaglia, non si deve aver paura di farlo, se capita significa che si è imparato qualcosa. E questo imparare dagli errori è un modo per crescere e se si cresce c’è anche futuro».

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