Dilauro con il musical “Forza Venite Gente” il 26 agosto all’Arena Gigli: «Canto con il cuore»

Dilauro con il musical “Forza Venite Gente” il 26 agosto all’Arena Gigli: «Canto con il cuore»
Dilauro con il musical “Forza Venite Gente” il 26 agosto all’Arena Gigli: «Canto con il cuore»
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Lunedì 14 Agosto 2023, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 11:41

PORTO RECANATI - Torna nelle Marche il musical Forza Venite Gente, che racconta la storia di San Francesco, in scena sul palco dell’Arena Gigli di Porto Recanati il prossimo 26 agosto alle ore 21 (info 3662783418). Nel 2021, in occasione del quarantennale dal debutto, è stata creata una nuova versione e oggi, nel ruolo di San Francesco, a lungo interpretato da Michele Paulicelli, c’è Stefano Dilauro.
Stefano Dilauro, cosa prova a interpretare San Francesco dopo Paulicelli?
«Direi che lo scoglio più grande è già di per sé quello di interpretare San Francesco. Poi guardando ai fan e agli appassionati del musical, alcuni di quali ci seguono da sempre, un po’ di emozione c’è. Una bella sfida perché è forse il primo vero ruolo da protagonista che faccio».
Paulicelli le ha dato o le dà consigli?
«Sono innanzitutto grato che mi abbia scelto per questo ruolo, e il consiglio più grande che mi ha dato è stato prima di entrare in scena, era la prima dello spettacolo. Dopo circa un mese e mezzo che provavo in maniera intensa, nell’ultima settimana a causa del freddo sono diventato afono. Alla prova generale non ho cantato, gli ho detto “sono senza voce” e lui mi ha detto di cantare con il cuore. Per me è stato il suo consiglio più grande, e ho capito che in questo lavoro conta il cuore, metterci l’anima». 

 
Del suo rapporto con il personaggio San Francesco che può dire? 
«È stato un onore, direi quasi un imbarazzo. È stato uno degli uomini più importanti esistiti sulla terra, che si dovrebbe avere accanto quasi tutti i giorni. Ogni volta che vado in scena il suo messaggio di pace ancora mi dà tante risposte. E sono anche onorato di farlo in questo ambiente meraviglioso». 
Lo spettacolo dà un messaggio importante… 
«Il pubblico che segue il musical ha trovato e continua a trovare motivazioni diverse. Se vogliamo è un motore di speranza per chi guarda, sofferente o meno, e finisce comunque per emozionarsi. Nella storia emerge forte anche il rapporto padre-figlio, con i monologhi di Bernardone, guarderemo anche all’aspetto umano».
Quando ha capito che avrebbe fatto l’attore nella vita?
«Direi che per me questo lavoro è quasi una vocazione. Alle medie era in programma uno spettacolo nell’ambito di “Ragazzi in gamba”, e se io non andavo, il professore mi diminuiva il voto. Lì in quel musical ero il protagonista. Poi dopo tantissimo tempo che mi preparavo per fare medicina all’università ho deciso di non studiare più in questa facoltà. Non volevo più essere medico, ma volevo fare l’attore».
Come ha cominciato? 
«Il mio insegnante di dizione mi disse: perché non fai un provino a Bari, per lo spettacolo di Sergio Rubini?. Andai e lui mi prese tra i sei protagonisti. Non sapevo come dire a mia madre che non sarei più stato medico ed è capitato che dal palco, alla fine dello spettacolo, gliel’ho detto».
Se dovesse sceglierne una sola, a quale branca dello spettacolo preferirebbe dedicarsi? 
«Il cinema, forse, ma mi piacerebbe provare anche la stand up comedy.

In un musical però ci sono tutte e io sono contento anche di fare della prosa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA