Rocchetti, uno tsunami di inventiva
tra corpi e levigate rotondità femminili

Nazareno Rocchetti
Nazareno Rocchetti
di Stefano Fabrizi
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Domenica 4 Gennaio 2015, 22:06 - Ultimo aggiornamento: 22:16
CINGOLI - Eclettico, eccentrico, eccessivo, curioso, vulcanico… è Nazareno Rocchetti.



Manipolatore di corpi e di materia. Fisioterapista di professione, artista per chiamata. La sua vocazione, come ci racconta, ha covato per anni per poi esplodere prorompente. La sua curiosità verso tutto ciò che è arte è febbrile. La sua voglia di comunicazione è tsunami. Affascinato dai quattro elementi li manipola o "si fa manipolare", come dice lui. Legno, marmo, bronzo sono all'insegna di levigate rotondità. Una visione ancestrale che vede al centro del suo cosmo la donna e la maternità. Eccole le sue figure femminili dai lunghi colli impresse nelle tele che ricordano le vergare della sua giovinezza, non sempre belle… ma sempre presenti. Personaggi che hanno impresso una passione verso quei corpi che nascondono il mistero della vita, ma anche del piacere. Una ricerca nelle cose inanimate per dare loro forma e vita. La mela, ecco un altro elemento ricorrente. Ed è così che questo frutto lo troviamo inserito in composizioni o alcune teste così vengono trasformate. E così da forme molto grandi Rocchetti si cimenta anche in quelle più piccole e sempre con buoni risultati. Il suo Cristo delle Marche che dalla località Domus san Bonfiglio di Cingoli guarda verso il mondo oppure la gigantesca mano che compare nel verde appena si arriva alla Portella della città che ospitò Tito Labieno.



Amici. Ecco una cosa che a cui tiene. Ne ha tanti e molti sono celebrità. Ma lui non ha mai fatto differenze. Ed è così che nei suoi incontri puoi vedere Neri Marcorè o Nastasha Stefanenko che parlano con gli altri convenuti "del più e del meno". E sì, la sua professione di fisioterapista che lo ha visto per anni al fianco della Nazionale italiana di Atletica Leggera, oltre ai grandi campioni dello sport, lo ha trasportato anche nel mondo dello spettacolo. Così hanno fatto ricorso alle sue mani Claudio Baglioni, Gianni Morandi, Neri Marcorè e tanti altri. E sono sempre le mani che lo hanno portato a cimentarsi con l'arte. Ed ora il fuoco. E' stato l'incontro con Josè Guevara a imprimere una svolta alla sua ricerca. "Il fuoco non lo puoi dominare, lo devi assecondare", ci dice mostrandoci i suoi ultimi lavori: esplosioni cromatiche di luce o lampi floreali che nascono dal buio profondo. "Io ci metto l'idea, poi è il fuoco che fa il resto". E non sempre va tutto bene. "E già, ogni tanto mi ustiono. Ma la colpa è mia. Non si deve dare troppa confidenza a questo elemento che pretende sempre rispetto e attenzione". Lo dice mentre nella sua casa museo ci mostra le sue opere o il suo laboratorio dove sono in corso diverse realizzazioni, come i piatti di ceramica. "Sto provando una nuova tecnica per amalgamare colori e crearne di nuovi nelle sfumature. Ancora non ho raggiunto quello che voglio. Ma mi intriga questa nuova possibilità di lavorare questo materiale. Anche qui il saper "cucinare" la ceramica diventata un'arte".



Dal laboratorio al suo giardino dei sogni dove tiene esposte alcune opere. Giardino che ha visto durante la bella stagione dei momenti di incontri e spettacolo all'insegna della solidarietà. E dal giardino altra visita all'Area T del negozio di Tombolini a Tolentino. In mezzo ad abiti e maglie un altro museo di opere sapientemente collocate nei vari spazi della boutique: da vedere ma anche da acquistare. "L'arte è tale se è fruibile, se si può vedere, toccare. Solo così ti può dare emozioni", dice convinto Rocchetti che già pensa a nuovi progetti per l'anno appena iniziato: ancora arte coniugata alla solidarietà e tante iniziative, perché “chi si ferma non vive e io voglio vivere”.




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